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La guerra in Ucraina farà deragliare la transizione energetica dell’Europa?

Con la giusta dose di ambizione politica e di investimenti, l’Europa può imboccare un percorso di transizione verde accelerata, meno costoso e con un miglior rapporto costi/benefici. Come? Togliendo al gas il ruolo di energia di transizione

Gas da Israele: nuovo accordo per la diversificazione energetica dell’Europa
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Uno studio apparso su Joule delinea 4 scenari per la transizione energetica dell’Europa

(Rinnovabili.it) – La guerra in Ucraina farà bene alla transizione energetica dell’Europa. I prezzi del gas alle stelle, le forniture ridotte in arrivo dalla Russia e l’esigenza di trovare in fretta delle alternative valide sono tutti fattori che incentivano la decarbonizzazione più di quanto la frenino. Lo afferma uno studio dell’università di Aarhus, in Danimarca, appena pubblicato su Joule.

Ma c’è un ma. Tutto dipende dalla volontà politica. Ovvero: da quanto le politiche energetiche e climatiche dei paesi europei saranno aderenti agli obiettivi dell’accordo di Parigi, pur in un frangente complicato come quello attuale. In altre parole: l’UE è davanti a un bivio. E la scelta principale riguarda il ruolo del gas, come energia di transizione o meno.

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“La Russia è il principale fornitore di gas all’Europa e nel 2019 il 34% del consumo di gas dell’Eurozona proveniva dalla Russia. Con la graduale eliminazione del gas russo, non abbiamo più gas a sufficienza per questa cosiddetta fase di transizione. Ciò significa che dobbiamo scegliere tra investire nell’installazione immediata di grandi quantità di energia eolica e solare o ripiegare su altre opzioni, tra cui il carbone. Il primo scenario è in linea con una strategia climatica molto ambiziosa e allevierà molto rapidamente la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di gas. Tuttavia, il secondo scenario rende difficile onorare l’Accordo di Parigi”, afferma Gorm Bruun Andresen, uno degli autori dello studio.

Utilizzando un modello che simula l’intero sistema energetico UE (PyPSA-Eur-Sec), i ricercatori hanno individuato i percorsi di transizione con il miglior rapporto costi-benefici sia per un target di 1,5°C sia per uno di 2°C, e per ciascuno generano uno scenario con risorse di gas abbondanti e uno con risorse di gas pari a quelle di oggi al netto di quelle importate dalla Russia. Nel primo caso, con un phase down del gas che innerva il percorso verso gli 1,5°C, uno dei fattori che spingono di più verso la decarbonizzazione è il passaggio repentino da riscaldamenti a gas alle pompe di calore.

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“È interessante che questo implichi che il prezzo del gas sia un fattore trainante di ciò di cui i politici europei parlano da anni. Questo non vuol dire che il prezzo del gas e la ristrutturazione del settore del riscaldamento siano sufficienti per lo scenario di 1,5 gradi. Assolutamente”. Ma questo spinge la transizione energetica dell’Europain misura molto maggiore rispetto all’utilizzo del gas in una fase di transizione, spiega Gorm Bruun Andresen. Per tagliare in fretta il gas puntando agli 1,5°C, però, servono almeno 400 GW di nuova capacità installata da fonti rinnovabili tra il 2025 e il 2035.