Un bilancio della transizione energetica del Belpaese sulle colonne del quotidiano USA
(Rinnovabili.it) – L’Italia è troppo lenta sulle rinnovabili? Colpa di chi vuole tutelare paesaggio e patrimonio archeologico. Il Belpaese dipende ancora troppo dal gas? Una ragione in più per riconsiderare il nucleare. Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani spiega dalle colonne del Financial Times le storture della transizione energetica di Roma. In un’intervista apparsa ieri, il ministro che deve decidere come spendere più di 60 dei 200 miliardi del Recovery Fund italiano lancia un messaggio molto chiaro.
Bloccare tutto non porta da nessuna parte. L’alternativa? “Rinunciare all’auto, niente aria condizionata, niente cellulare, zero internet”. Uno scenario apocalittico, ma Cingolani è netto: o questo, oppure si sbloccano le procedure per eolico e fotovoltaico. Oppure si deve dire sì al gas e all’atomo. “I cittadini devono capirlo”, dice al principale quotidiano economico degli States.
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Cingolani illumina la parte della storia che porta gli sguardi più lontano dal suo ministero. Lungaggini burocratiche, iter autorizzativi troppo lunghi e complessi, richieste di velocizzare tutto il processo di permitting rimaste inascoltate? Il problema non è al MiTE ma là dove prolifera la sindrome Nimby, ‘non nel mio giardino’. Il fisico prestato alla politica ricorda che ci sono 3GW di eolico e fotovoltaico bloccati per questa ragione. Mentre dal suo insediamento, rivendica, lo snellimento procedurale c’è stato eccome, i tempi sono stati tagliati da 1.200 giorni a 270. E Roma adesso è “la prima della classe”.
Da questo lato dell’oceano Atlantico, molti avranno da ridire sulle parole di Cingolani. Utility comprese. Sicuramente, l’Italia dovrà correre. L’obiettivo al 2030 è portare la quota di rinnovabili nel mix elettrico al 70% dal 34% attuale. E bisogna triplicare eolico e solare.
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C’è anche il tempo per una nota sul nucleare. Cingolani torna a battere il tasto già toccato più volte in questi mesi, nel tentativo di riaprire il dibattito sull’atomo e passare sopra ai referendum dei decenni passati. È vero, i cittadini hanno detto no al nucleare, ma per il ministro bisogna riconsiderare la decisione. Non servirà per gli obiettivi al 2030, precisa l’ex di Leonardo, ma per la transizione energetica con orizzonte 2050 sì.