Rinnovabili • Transizione ecologica: le priorità di Draghi (e dell’Italia) secondo Girotto

MiTE, PNRR e le priorità di Draghi. Parla il senatore Girotto

Riscrivere il PNRR con un approccio scientifico, cioè basato sui migliori studi e analisi “costi/benefici” nei vari settori, ovviamente effettuati nella modalità LCA

Transizione ecologica: le priorità di Draghi (e dell’Italia) secondo Girotto
Nella foto: il senatore Gianni Girotto

Il senatore M5S: “Su ambiente e energia non si può più ragionare separatamente”

Dopo una fase politica piuttosto convulsa che si è chiusa con l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi, è arrivato il momento di ripartire con l’agenda climatica e la transizione energetica. Il nuovo governo deve correre per accedere alle risorse del Recovery Fund. Ma dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – che sarà riscritto – dipende gran parte della traiettoria dell’Italia dei prossimi anni. Quali devono essere le priorità nell’azione dell’esecutivo, e come leggere i primi segnali politici come la creazione del Ministero per la Transizione Ecologica (MiTE)? Rinnovabili.it ne ha parlato con il senatore pentastellato Gianni Girotto.

La creazione del Ministero per la Transizione Ecologica mette l’Italia in linea con altri paesi europei come Francia e Spagna. Quali competenze deve avere per incidere davvero sulla politica climatica e sulla transizione energetica?

A livello formale il Ministero per la Transizione Ecologica sta vedendo compiersi, proprio in questi giorni, il trasferimento delle competenze in materia di energia, che sino ad oggi era in seno al MISE. Personalmente credo che l’unione delle competenze ambientali e climatiche con quelle dell’energia, consideriamo solo per esempio tutte le competenze che riguardano l’attuazione dei processi di liberalizzazione e concorrenza dei mercati dell’energia, determineranno l’avvicinamento di due parti che non possono più ragionare separatamente. Ciò permetterà di affrontare le scelte in modo più oggettivo e decisamente più veloce.  Direi che questa operazione è potenzialmente assolutamente decisiva, in quanto negli ultimi anni i processi innovativi e le tecnologie carbon free sono stati estremamente frenati essenzialmente da regole restrittive che ne hanno ostacolato la piena partecipazione al mercato elettrico e, nel caso delle fonti rinnovabili di importanti dimensioni, da conflitti con il settore ambiente e il settore architettonico/paesaggistico/beni Culturali.

Il Senato ha approvato il Milleproroghe. Quali sono le novità più importanti sul fronte della sostenibilità?

In senso stretto, i provvedimenti direttamente connessi con il fronte della sostenibilità, prevedono:

  • la proroga (importantissima) per la realizzazione del PITESAI, che vede il M5S continuare la battaglia per l’abbandono delle fonti fossili in favore di Rinnovabili ed Efficienza;
  • più tempo ai Comuni per iniziare i lavori relativi agli interventi di efficientamento energetico e sviluppo sostenibile e poter ricevere i contributi;
  • più tempo ai Comuni per consegnare le osservazioni sulla CNAPI;
  • la proroga sugli incentivi agli impianti alimentati a biogas facenti parte del ciclo produttivo di un’impresa agricola

Provvedimenti che indirettamente, a mio avviso, aiutano comunque il processo di transizione sono anche la proroga dello smart-working, semplicemente per le conseguenze di minori emissioni dei veicoli per il tragitto casa-lavoro ed altri spostamenti (anche le videoriunioni in questo senso fanno risparmiare in termini energetici). Idem dicasi per il progredire del processo di digitalizzazione dei servizi pubblici, che può evitare migliaia di viaggi degli utenti verso gli uffici pubblici.

Il governo Draghi dovrà rimettere mano – e in fretta – al PNRR. Quali sono le priorità su cui spendere le risorse del Recovery Fund? C’è un approccio, un metodo che Draghi e l’Esecutivo dovrebbero seguire?

Rispondo limitatamente al tema della Transizione ecologica e sostenibile, e pertanto l’approccio a mio avviso non può che essere “scientifico”, quindi basato sui migliori studi e analisi “costi/benefici” nei vari settori, ovviamente effettuati nella modalità LCA (Life Cycle Assesment) comprensiva del calcolo di tutte le esternalità ambientali. Sarà pertanto necessario utilizzare quel grande deposito di competenze ed esperienze costituito dai grandi centri nazionali di studio, quali Cnr, Enea, Gse/Rse etc.

E’ altrettanto evidente, e già ribadito da molti, che i fondi a disposizione non dovranno essere utilizzati a “pioggia”, ma destinati ai progetti migliori, quelli cioè che modifichino strutturalmente lo status quo “produzione/uso/riciclo” di beni/servizi. Naturalmente, oltre agli esperti suddetti, sarà necessaria una profonda interlocuzione col mondo delle imprese, in modo da realizzare una manovra coordinata con le stesse e offrire la massima opportunità, non solo in termini di sopravvivenza, ma anche di sviluppo, soprattutto adesso che la tragica esperienza del Covid19 ci ha insegnato quanto sia rischioso delocalizzare intere filiere o comunque determinate produzioni “strategiche” al di fuori del proprio ambito territoriale.

Ritengo altresì molto difficile elencare un ordine di priorità, in quanto sono molteplici e tutte molto importanti, partendo ad esempio dalla “classica” transizione dalle fonti energetiche fossili a quelle rinnovabili, che necessitano sicuramente di corposissimi investimenti in impianti di stoccaggio, sopratutto a livello “stagionale”, per passare alla transizione ad una mobilità sostenibile (che non può essere intesa solo come passaggio al vettore elettrico), a profondi cambiamenti sul modo di concepire le città (l’obiettivo è naturalmente quello delle Città dei 15 minuti), a un deciso rafforzamento quantitativo e qualitativo del TPL, a una maggiore efficienza della logistica (un camion non può fare il viaggio di andata carico, e di ritorno vuoto), al rafforzamento delle ferrovie e delle cosiddette “Autostrade del mare”, e al pieno utilizzo della micromobilità o mobilità leggera che dir si voglia. Passando al settore industriale, andrà verificato prima e perseguito poi il passaggio all’idrogeno o eventuali altri soluzioni per le filiere hard-to-abate come acciaio, carta, ceramiche ecc., e quindi anche in questi settori andranno incentivati progetti di R&S o direttamente progetti di conversione.

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