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Biden ha azzoppato la transizione ecologica degli USA

Transizione ecologica: il piano USA da 2.000 miliardi non è più verde
Foto di Dwinslow3 da Pixabay

Il piano da 2.000 miliardi che doveva guidare la transizione ecologica non è più verde

(Rinnovabili.it) – Il piano di Biden per la transizione ecologica esce molto ridimensionato dal confronto con i Repubblicani. Il presidente vuole l’accordo bipartisan e sfoggia uno spirito di compromesso, forse più per ricucire gli strappi dovuti a Trump che per effettiva necessità di numeri al Congresso e al Senato. Così l’American Jobs Plan, per mettere d’accordo elefantino e asinello, annacqua le ambizioni climatiche degli Stati Uniti.

Inizialmente dovevano essere 2.000 miliardi di dollari, in gran parte legati a spese “verdi”. Poi sono scesi a 1.500 miliardi, di cui solo 579 miliardi di nuova spesa. E adesso, dopo altri rimaneggiamenti, la quota che finanzia la transizione ecologica è la pallida ombra di quella iniziale. Il piano per le infrastrutture con cui Biden aveva rilanciato la leadership climatica americana ormai non piace più nemmeno a una parte dei democratici, che promettono battaglia.

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La questione non è solo politica: si riflette sulla credibilità degli impegni americani sul clima, da ultimo quelli presi durante il Leaders Summit on Climate di fine aprile. Secondo diversi osservatori, la proposta originale di Biden corrispondeva all’ambizione degli obiettivi climatici statunitensi: un taglio delle emissioni del 50-52% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030 e neutralità climatica entro il 2050. Ma la versione rimaneggiata a favore di sensibilità repubblicana, quella non è più all’altezza.

Il World Resource Institute ha provato a fare i conti. Secondo l’istituto, in origine almeno la metà del piano da 2.000 miliardi era riservato a iniziative che tenevano conto del cambiamento climatico, del balzo da fare nell’energia pulita e della giustizia ambientale. La proposta bipartisan, invece, resta molto più sul vago. E la spesa verde, quella effettiva, non supererebbe i 400 miliardi.

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Le voci tagliate di più sono l’efficienza energetica degli edifici, che passa da 213 a 100 miliardi, e soprattutto le misure per la mobilità elettrica. Qui c’è stata una vera e propria decimazione: dei 174 miliardi originari ne restano appena 15. E dovranno coprire più ambiti: anche i trasporti pubblici, non solo l’infrastruttura di ricarica. Sulle rinnovabili, l’infrastruttura energetica passa da 100 a 73 miliardi ma dalla nuova versione spariscono i riferimenti all’energia pulita: cosa si può finanziare, quindi, non è specificato.

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