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Rapporto BES, Istat: la transizione ecologica in Italia non ingrana

Transizione ecologica: Istat, l’Italia fa marcia indietro su ambiente e clima
Foto di Edward Howell su Unsplash

Produzione e gestione rifiuti sono l’unica nota davvero positiva della transizione ecologica nel Belpaese

(Rinnovabili.it) – Le misure che l’Italia ha messo in campo per accelerare la transizione ecologica “non hanno prodotto ancora i risultati auspicati”. Solo 4 dei 16 indicatori sull’ambiente sono migliorati nell’ultimo anno, mentre peggiorano tutti quelli sul clima. E’ il quadro che emerge dall’ultima edizione del rapporto dell’Istat sul Benessere equo e sostenibile (Bes) rilasciato oggi. Il Bes è una misura alternativa a indicatori come il Pil per valutare lo sviluppo di un paese.

L’Istat parla di un andamento “prevalentemente positivo” nel complesso, visto che poco più della metà dei 129 indicatori per cui è possibile il confronto sono migliorati rispetto all’anno precedente. Solo ¼ (il 28,7%) è peggiorato, mentre il 17,8% risulta stabile. Ma per il capitolo su ambiente e clima la fotografia ha molte più ombre: qui le dinamiche analizzate dal rapporto “sono meno positive”.

Transizione ecologica, quali indicatori peggiorano?

La ripresa delle attività economiche e sociali dopo la pandemia ha contribuito “all’aumento delle pressioni sull’ambiente e – conseguentemente – dello stato dell’ambiente stesso”, spiega l’istituto nazionale di statistica. A compromettere lo sviluppo nazionale nella sua dimensione ambientale sono soprattutto la qualità dell’aria, in peggioramento (76,2% di superamenti della soglia di riferimento nel 2022 contro il 71,7% del 2021), dopo un periodo di costante miglioramento.

Ma non è tutto. In crescita risultano anche le emissioni di CO2, ormai tornate ai livelli pre-pandemici del 2019, con 7,3 tonnellate per abitante. Sale anche il consumo di materiale interno (516 milioni di tonnellate, contro 505 del 2021 e 499,5 del 2019) mentre diminuisce la produzione di energia da fonti rinnovabili (30,7% di energia consumata da fonti rinnovabili, contro il 35,1% del 2021 e il 34,9% del 2019).

Restano al guado altri indicatori importanti come il consumo di suolo, che non migliora: nel 2022 riguardava il 7,14% della superficie complessiva, contro il 7,11% nel 2021 e il 7,07% del 2019. Ma anche la dispersione di acqua potabile dalle reti comunali di distribuzione, stabile ma sempre su livelli molto alti (il 42,4% dell’acqua immessa in rete).

L’ambito dove si registrano progressi è la produzione dei rifiuti urbani, scesa a 492,3 kg per abitante (erano 500,5 nel 2021 e 503,0 del 2019, e la loro gestione, con il dato sui conferimenti in discarica al 17,8% dei rifiuti urbani prodotti e “in costante diminuzione a livello nazionale nonostante la gestione del conferimento a livello regionale sia fortemente differenziata”.

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