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La transizione ecologica entra nel vivo, Draghi e Cingolani incontrano le partecipate di Stato

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Credits: Governo.it (CC-BY-NC-SA 3.0 IT)

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – La transizione ecologica entra nel vivo. Per toccarla con mano, il primo passo del governo è parlare con le società partecipate di Stato che si occupano, a diversi livelli, di energia. Più un pezzo importante della filiera industriale ‘storica’ del Paese. Il presidente del Consiglio Mario Draghi insieme con il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani hanno incontrato a Palazzo Chigi gli amministratori delegati di Eni Claudio Descalzi, di Enel Francesco Starace, di Snam Marco Alverà, e di Terna Stefano Donnarumma.

Con un aggiunta fondamentale per il percorso di transizione: la fabbrica tradizionalmente più legata all’Italia, quella delle automobili, l’ex Fiat, ex Fca, oggi Stellantis. Intervenuta con il presidente John Elkann, e che occupa una delle caselle più importanti per il futuro sostenibile del Paese: quella della mobilità sostenibile.

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Al centro naturalmente, e non sarebbe potuto essere altrimenti, la questione energetica.

Tutti interessati a un allineamento sul lavoro che il governo intende portare avanti. Da un lato infatti la necessità di decarbonizzare il sistema economico e raggiungere la neutralità climatica al 2050 impone ad alcune di loro (Eni e Enel) un’accelerazione sul versante dell’abbattimento delle emissioni di CO2. Da un lato il taglio delle emissioni è un aspetto quest’ultimo a cui sta già lavorando intensamente Eni con dei progetti avanzati, sia in Italia e che a livello internazionale, per la cattura e lo stoccaggio della CO2. Dall’altro la sostituzione e la virata verso le rinnovabili sono terreno che Enel calpesta da tempo. A questo bisogna aggiungere la necessità di poter gestire la produzione rinnovabile, in modo flessibile, perché flessibile è la fonte.

Tradotto significa investimenti sulla rete, e quindi Terna. Cingolani pochi giorni fa la vedeva così: “Se vogliamo raggiungere il nostro obbiettivo del 72% di rinnovabili al 2030, dobbiamo avere un 20%-25% di capacità di stoccaggio di energia”; per questo nel Recovery plan è in “programma” un piano per aggiornare la rete e metterla in grado di gestire gli accumuli, anche attraverso delle grandi batterie con possibili interventi su 200 punti per avere una smart grid che possa saper guidare l’energia prodotta dalle rinnovabili grazie a diverse stazioni di accumulo.

La questione gas (centrale per Snam) potrebbe, e dovrebbe, essere ancora quella che si trova nel limbo, anche pensando proprio alle parole di Cingolani: “E’ ovvio che abbiamo un obiettivo di decarbonizzazione al 2050, e di parziale decarbonizzazione al 2030; dobbiamo fare il possibile per eliminare i combustibili fossili. Il gas sarà l’ultimo a sparire perché ci consentirà di portare avanti la transizione”. Prossimo nella lista delle fonti di energia – aveva detto ancora Cingolani – è l’idrogeno.

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In ogni caso è ampio lo spettro della transizione ecologica. Basta pensare che per esempio proprio Stellantis dovrà progettare e costruire in modo diverso tenendo allo stesso tempo insieme tutte le singole peculiarità: progettare pensando alla fine del ciclo di vita del prodotto, costruire usando materie prime recuperate e reimmettendole nel ciclo produttivo, consumare energia verde e tagliare l’impatto ambientale delle sue fabbriche. Il risultato sarà un mezzo ecologico, possibilmente elettrico, che abbia a disposizione un’infrastruttura di ricarica adeguata, e che possa liberare le città dall’inquinamento.

Un filo comune lega le azioni della transizione ecologica. La lotta ai cambiamenti climatici con l’obiettivo di portare il Pianeta a crescere grazie ai principi dello sviluppo sostenibile.

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