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Transizione ecologica, arriva il primo via libera del Cite al Piano

Approvata dal Comitato interministeriale la proposta con obiettivi al 2030, e poi al 2050. Dal clima alla mobilità, vengono delineate le aree di intervento e dell'economia dei prossimi 10 anni.

Transizione ecologica
Foto di Colin Behrens da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Impatti economici e sociali da regolare e accompagnare, con obiettivi al 2030 e subito dopo lungo la marcia verso la decarbonizzazione al 2050. A questo sostanzialmente serve la proposta di Piano per la transizione ecologica che il Comitato interministeriale ad hoc (Cite), messo in piedi dal governo Draghi, ha approvato.

I passaggi ora prevedono il parere della Conferenza unificata e delle commissioni parlamentari, per il definitivo via libero del Cite. Alla riunione dedicata – allo schema che dovrà accompagnare il sistema economico per almeno i prossimi 10 anni, e oltre – ha partecipato mezzo governo: Roberto Cingolani, Andrea Orlando, Daniele Franco, Stefano Patuanelli, Enrico Giovannini, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, e la viceministra allo Sviluppo economico Alessandra Todde.

Con il Piano – viene spiegato da Palazzo Chigi – si vuole offrire “un inquadramento generale della strategia per la transizione ecologica”, mettendo in evidenza anche il “quadro concettuale” che dovrà parallelamente essere coerente con “del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)“.

Naturalmente i target generali da raggiungere dovranno plasmarsi anche in base agli impegni internazionali ed europei: l’accordo di Parigi, il più ampio Green deal, e il nuovo pacchetto clima Ue ‘Fit for 55‘. La proposta di Piano prevede cinque macro-obiettivi: neutralità climatica; azzeramento dell’inquinamento; adattamento ai cambiamenti climatici; ripristino della biodiversità e degli ecosistemi; transizione verso l’economica circolare e la bioeconomia. Le aree di intervento sono otto, e per ognuna è previsto un gruppo di lavoro dedicato: decarbonizzazione; mobilità sostenibile; miglioramento della qualità dell’aria; contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico; miglioramento delle risorse idriche e delle infrastrutture; ripristino e rafforzamento della biodiversità; tutela del mare; promozione dell’economica circolare, della bioeconomia e dell’agricoltura sostenibile.

Il Piano per la transizione ecologica, che dovrà anche essere spunto di riflessione, tocca tutti gli ambiti della società con un impatto trasversale rispetto allo spazio e ai settori divisi per livello economico, culturale, industriale, e tecnologico. Il vero nodo – che si sta aprendo e che diventa ancora più evidente tra le piaghe del Covid in questa fase di ripresa del Paese – resta però quella della linea temporale, cioè la velocità che si vorrà imprimere alla transizione ecologica e alle trasformazioni che si porta dietro.