Rinnovabili • Transizione ecologica: il cuore verde della presidenza UE francese nel 2022 Rinnovabili • Transizione ecologica: il cuore verde della presidenza UE francese nel 2022

L’Europa di Macron cancella Maastricht per la transizione ecologica

Anche se sarà un semestre di presidenza azzoppato (la Francia va a elezioni ad aprile), il capo dell’Eliseo vuole lasciare un’impronta forte sulla direzione della ripresa post Covid. Carbon border tax e nuove regole per gli investimenti verdi e digitali in ottica di filiera europea sono al centro del programma

Transizione ecologica: il cuore verde della presidenza UE francese nel 2022
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Ecco le priorità dell’agenda d’oltralpe per la transizione ecologica

(Rinnovabili.it) – Meccanismo sul carbonio alla frontiera, sforamento del patto di stabilità per dar vita a filiere europee green e digitali, più attenzione alla deforestazione nascosta nelle merci importate. Nell’agenda di Emmanuel Macron per il semestre francese di presidenza UE trovano spazio molti spunti sulla transizione ecologica del continente, anche se con poche novità.

Il presidente francese ieri ha illustrato per più di 2 ore le sue idee per rilanciare l’Europa e uno dei passaggi più interessanti è quello sul ripensamento delle regole di Maastricht. Non solo perché dopo il Covid sembra davvero possibile riscrivere gli accordi fondanti dell’UE, come quello del 3% del rapporto deficit-Pil. Soprattutto perché questo passaggio nel discorso di Macron è legato a doppio filo alla necessità di fare investimenti corposi in ottica di filiera europea.

Dal 1° gennaio 2022, l’inquilino dell’Eliseo vuole impostare un nuovo modello di crescita per l’Europa. Il momento di partenza sarà un summit a marzo tra i Ventisette dove si parlerà di come costruire “delle filiere industriali forti e integrate” su settori prioritari come l’idrogeno, le batterie, lo spazio, i semiconduttori, il cloud” oltre a salute, difesa e cultura. Le nuove regole – e gli sforamenti di quelle attuali – dovranno facilitare soprattutto gli investimenti su transizione ecologica e digitale, spiega l’inquilino dell’Eliseo. “Questo modello di crescita e investimento richiederà anche regole di bilancio e finanziarie appropriate per dare priorità agli investimenti necessari per sostenere le missioni, in particolare il clima e il digitale”.

Sul pacchetto ‘Fit for 55’, “un’urgenza assoluta”, le priorità del semestre saranno “assicurare un buon livello di investimenti e innovazione” per far avanzare le politiche e le tecnologie necessarie per la neutralità climatica al 2050 e garantire un equilibrio tra “ambizioni climatiche e giustizia sociale” per famiglie e imprese. Ma soprattutto, preservare la competitività europea. Punto che Macron spiega chiaramente: entro fine giugno Parigi vuole mettere in piedi il meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera (Carbon border adjustment mechanism, Cbam). Un “meccanismo chiave” per “accompagnare le nostre industrie” durante la transizione ecologica.

Il Cbam è una tassa su alcuni tipi di prodotti importati da paesi con leggi climatiche meno ambiziose di quelle UE, che Bruxelles ha pensato per proteggere la sua industria dalla concorrenza straniera che gode di costi di produzione minori. Ma è anche un progetto che non piace per nulla a Russia e Cina, mentre gli Stati Uniti hanno vinto la resistenza iniziale e stanno pensando di copiarlo.

Ritorna poi un tema su cui la Francia si è spesa tantissimo negli anni scorsi: incorporare nei trattati commerciali UE l’ambizione climatica, la tutela della biodiversità e l’attenzione ai diritti e alle condizioni sociali. Macron la presenta come un passo necessario per “allineare la nostra agenda commerciale con quella climatica”.

Sarà solo l’inizio di un percorso che per il presidente francese deve culminare nella riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio. Intanto, un caso concreto c’è già ed è all’ordine del giorno: la deforestazione incorporata nell’import da paesi terzi. Su questo scoglio Parigi ha fatto arenare il trattato commerciale UE-Mercosur, ingaggiando un braccio di ferro con il Brasile di Bolsonaro. E proprio sulla deforestazione importata Macron chiede “uno strumento europeo di contrasto”. (lm)