La Cop29 di Baku sta per chiudersi con una “dimenticanza”: non si parla più di transizione dalle fossili. I progressi più importanti ottenuti l’anno scorso a Dubai, durante la Cop28, non vengono ribaditi. Scivolano via in sordina, mai esplicitati, sia l’impegno a “transitioning away from fossil fuels”, sia altri pilastri del Dubai Consensus come l’obiettivo di triplicare le rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. Anche il comunicato finale del G20 di Rio de Janeiro, il 19 novembre, ha “dimenticato” di ribadire l’importanza di abbandonare petrolio, gas e carbone per mantenere a portata di mano l’obiettivo di 1,5°C di riscaldamento globale.
Mentre molte delegazioni a Baku (tra cui quella UE) protestano per le debolezze dei testi degli accordi sul UAE Dialogue on Stocktake e sul Mitigation Work Program, la realtà dice che l’addio alle fossili è già iniziato e procede – lentamente – nella direzione giusta. Lo sottolinea un’analisi del think tank Ember pubblicata il 21 novembre.
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Transizione dalle fossili: a che punto siamo?
Metà delle economie mondiali stanno già abbandonando i combustibili fossili e sono passati almeno cinque anni dal picco di produzione di energia da combustibili fossili. È questo il messaggio principale lanciato da Ember: nonostante tutto, il 2024 è stato un anno cruciale per la transizione energetica. “Il mondo è vicino a una svolta, ma non siamo ancora lì”, puntualizza Dave Jones di Ember.
Secondo il think tank, 107 economie hanno superato il picco nella generazione di energia da fonti fossili da almeno 5 anni. Di queste:
- 78 economie hanno sostituito il picco delle fossili con energia pulita (solare, eolico, ecc.), pur con una crescita della domanda energetica.
- 25 economie mostrano un calo delle emissioni da fossili dovuto principalmente a una riduzione della domanda, spesso sostituita da importazioni.
- 4 economie hanno aumentato la produzione di energia senza incrementare l’uso di fossili, soddisfacendo la nuova domanda solo con energia pulita.
Sono 108 le economie che devono ancora raggiungere (o hanno raggiunto da meno di 5 anni) il picco della generazione energetica da fossili.
Cosa funziona e cosa non funziona nella transizione
Il consumo di carbone continua inesorabile la sua caduta, con i paesi Ocse che l’hanno dimezzato dal 2008, 1/3 ne fa già a meno e gli altri 2/3 diranno addio entro il 2030. Solare ed eolico hanno frenato l’espansione delle fossili nel mix elettrico del 60% negli ultimi 10 anni. E nel 2024, proprio grazie a sole e vento, potrebbe essere arrivato il picco delle emissioni della Cina. Sono gli aspetti più promettenti, secondo l’analisi di Ember, sulla via della transizione dalle fossili.
Tuttavia, la domanda energetica crescente porterà probabilmente anche nel 2024 a un record nell’uso di carbone, petrolio e gas, mettendo a rischio l’obiettivo di 1,5°C.
Cosa sta frenando la transizione? I fattori principali sono:
- Stallo globale nelle politiche per le fossili – La domanda di combustibili fossili nel 2030 sarà solo del 2% inferiore a quella del 2023, ben lontano dal calo del 43% necessario per l’obiettivo di 1,5°C.
- Impegno non mantenuto sui target COP28 – Solo 8 paesi hanno aggiornato i propri piani per le rinnovabili nel 2024, nonostante l’accordo di triplicare la capacità rinnovabile entro il 2030.
- Necessità di flessibilità per integrare rinnovabili – Servono reti migliori e sistemi di accumulo; ogni 5 MW di rinnovabili richiede 1 MW di batterie.
- Efficienza energetica in ritardo – Il raddoppio dei miglioramenti di efficienza promesso alla COP28 non è in linea con le proiezioni attuali, peggiori rispetto a un anno fa.