Rapporto di Price of Oil: 5 paesi rischiano di diventare “distruttori del clima”
(Rinnovabili.it) – Sotto le acque del mare del Nord c’è una bomba climatica da 10 miliardi di tonnellate di CO2 pronta a esplodere. La mano sul detonatore ce l’hanno 5 paesi – Norvegia, UK, Germania, Danimarca e Olanda – che a parole dicono di volersi allineare a traiettorie compatibili con gli 1,5 gradi, ma nei fatti programmano espansioni dei pozzi di petrolio e gas. Una scelta che li fa andare diametralmente dalla parte opposta rispetto agli impegni assunti alla Cop28 di Dubai sulla transizione dalle fossili. Lo afferma un rapporto pubblicato da Price of Oil.
Per rispettare la giusta quota di sforzi contro per la transizione, cioè tenendo conto del ruolo come inquinatori globali e della capacità economica disponibile, questi 5 paesi dovrebbero ridurre dell’80% la loro produzione di gas e petrolio dal mare del Nord già entro il 2030. E abbandonare del tutto i giacimenti nei primi anni del prossimo decennio. D’altronde, nel corso dei decenni hanno generato 3 volte più gas serra dei 47 paesi meno sviluppati al mondo. Il rapporto passa al vaglio le loro politiche in materia e sconfessa l’immagine rassicurante di paesi in prima linea contro la crisi climatica. “Invece di essere dei leader climatici, questi paesi rischiano di diventare dei distruttori del clima”, sentenzia il rapporto.
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Il loro impatto potenziale sul clima globale è elevato. Se fossero un unico paese, rappresenterebbero il 7° produttore mondiale di idrocarburi, subito dietro la Cina. Ma le loro politiche lasciano spazio all’estrazione di gas e petrolio su livelli significativi anche dopo il 2050. Rispetto ai circa 5,5 milioni di barili al giorno prodotti oggi, a metà secolo potrebbero estrarne ancora oltre 2 milioni.
Se i paesi del mare del Nord continuassero con nuove attività di estrazione ed esplorazione di petrolio e gas potrebbero immettere in atmosfera 10,3 miliardi di tonnellate di CO2, “equivalenti a quasi 25 anni di emissioni annuali del Regno Unito ai livelli attuali”, spiegano gli autori. E viste le licenze e i progetti di esplorazione approvati in passato, “le potenziali emissioni di CO2 dai nuovi giacimenti potrebbero ammontare a quasi 5 miliardi di tonnellate di CO2. Se le nuove licenze continuassero, le nuove esplorazioni potrebbero aggiungere ulteriori 5,4 Gt di emissioni di CO2”.
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