Per funzionare, il price cap deve essere sotto la quotazione di mercato dell’Ural ma non troppo, così da restare attraente per Mosca. Si applica a tutto il greggio esportato via mare dal Cremlino. L’Europa si appresta a dare il via libera alla misura, dopo che sono cadute le maggiori resistenze della Polonia
Raggiunto finalmente l’accordo preliminare sul tetto al prezzo del petrolio
(Rinnovabili) – Settimane di discussioni molto aspre hanno partorito un numero: 60 dollari al barile. È la soglia oltre la quale l’Europa farà scattare il tetto al prezzo del petrolio. Una misura decisa in sede G7 che si applica al greggio proveniente dalla Russia. Ma solo quello via mare. Il meccanismo dovrebbe servire per restringere i profitti di Mosca con cui il Cremlino finanzia la guerra in Ucraina.
Il rischio di far saltare il banco non è ancora scongiurato, anche se l’Europa ha bisogno di trovare la quadra sul tetto al prezzo del petrolio prima del 5 dicembre, quando entrerà in vigore il bando al greggio russo che Bruxelles aveva approvato in uno dei pacchetti di sanzioni. La pietra d’inciampo è Varsavia. La Polonia ha chiesto per settimane di andarci molto più pesante, fissando il price cap ad appena 30 $. I costi estrattivi per la Russia sarebbero in media attorno ai 20 $/barile, sostiene il governo polacco, quindi solo con una soglia del genere si tagliano davvero i proventi per il Cremlino.
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Anche se le maggiori resistenze dovrebbero essere superate, Varsavia (e i baltici) continua a cercare di strappare concessioni. L’ultimo tentativo riguarda un nuovo pacchetto di sanzioni legato al price cap. Intanto, il meccanismo che regola il tetto al prezzo del petrolio si è arricchito di misure per renderlo più efficace. Dai negoziati esce un impegno a rivedere la soglia dei 60 dollari ogni due mesi, oltre a un meccanismo che assicura che ogni cambiamento al price cap lo terrà comunque almeno del 5% sotto i prezzi di mercato. La revisione dovrebbe essere condotta seguendo diversi fattori tra cui l’andamento dei mercati e le condizioni economiche e fiscali della Russia.
In questo momento, tuttavia, il tetto non darebbe alcun risultato. Il barile russo (Ural) viaggia sui 45-50 dollari. Per funzionare, il price cap deve soddisfare due condizioni essenziali: essere più basso delle quotazioni di mercato ma non eccessivamente, in modo da risultare ancora attrattivo per la Russia. La scommessa del tetto, infatti, è di riuscire a limitare i proventi del Cremlino senza, però, mettere del tutto fuori mercato la quota di produzione russa. Cosa che provocherebbe un nuovo shock sui mercati e renderebbe ancora più acuta la crisi energetica.
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