di Paolo Travisi
Il Testo Unico Rinnovabili dovrebbe semplificare la normativa FER, ma le associazioni sono critiche
Ancora richieste di modifiche e critiche alla bozza del Testo Unico Rinnovabili, nella seconda riunione del 26 settembre, che si è svolta presso le Commissione riunite Ambiente e Attività produttive della Camera. Le associazioni di settore, tra cui ANEV e Elettricità Futura, ed aziende, come Terna, chiedono di rivedere e modificare lo Schema di decreto legislativo recante disciplina in materia di regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, meglio noto come Testo Unico Rinnovabili.
La bozza del provvedimento contiene 14 articoli per il riordino dei regimi amministrativi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili che hanno l’obiettivo di semplificare il quadro normativo, accelerare lo sviluppo delle FER e contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici dell’Ue e dell’Italia, ma secondo alcuni degli interventi, se il Testo venisse approvato dal Parlamento, si correrebbe il rischio di una legge sulle rinnovabili che anziché semplificare i processi, li potrebbe complicare.
Testo Unico Rinnovabili, la lunga lista di proposte di ANEV
Tra i partecipanti alle audizioni informali, è intervenuto il Presidente di ANEV, Simone Togni, che ha illustrato una lunga lista contenenti proposte emendative per la modifica del Testo Unico Rinnovabili con la finalità di “raggiungere” un documento che semplifichi l’iter per la produzione energetica da rinnovabili. Tra i temi avanzati da ANEV, è stato affrontato quello dell’esproprio per tutte le opere connesse alle FER e le relative infrastrutture indispensabili, inclusi gli impianti eolici, e richiesto di assicurare al proponente la facoltà di ricorrere, solo se necessario, all’apposizione del vincolo all’esproprio; inoltre l’associazione ha evidenziato la necessità di una norma transitoria per salvaguardare i procedimenti avviati in data precedente a quella di entrata in vigore del Testo.
In merito alla DILA, cioè la dichiarazione di inizio lavori per interventi su impianti esistenti alimentati da fonti rinnovabili e le modifiche di progetti autorizzati, viene chiesto che anche per l’eolico, gli impianti esistenti e modifiche già autorizzate non siano sottoposti ai vincoli paesaggistici. Per quanto riguarda le misure di compensazione, si legge nella nota di ANEV che “a tutela del proponente, la legge statale deve vietare tassativamente la loro imposizione quale condizione del rilascio dei titoli abilitativi, tenuto conto che la costruzione e l’esercizio di impianti per l’energia rinnovabile sono libere attività d’impresa soggette alla sola autorizzazione amministrativa”.
Sul tema del repowering di impianti eolici, il processo per ripotenziare e aumentare l’efficienza di un impianto esistente “proponiamo procedure autorizzative più snelle che rispettino le indicazioni e ricostruiti sugli stessi siti”, ha affermato il presidente Togni. E ancora tra le richieste di ANEV sull’automatica procedibilità dell’istanza è stata avanzata la proposta di prevedere l’automatica procedibilità dell’istanza alla verifica della completezza formale della documentazione e degli elaborati. Sul tema aree idonee si chiede una modifica del testo in merito all’interesse pubblico prevalente perché “gli impianti di produzione di energia rinnovabile e la relativa infrastruttura, se realizzati in aree idonee sono per definizione di interesse pubblico prevalente”, dice Togni in audizione.
Viene richiesta inoltre la sospensione dei termini in caso di eventi calamitosi al fine di non far decadere il titolo abilitativo, infine in merito all’attività libera di installazioni di impianti “si chiede di inserire la possibilità di superare e gestire la presenza di eventuali vincoli o le modifiche della viabilità attraverso l’ottenimento dei relativi atti amministrativi di assenso emanati dagli enti competenti e che il proponente potrà richiedere e ottenere in autonomia”.
Testo Unico Rinnovabili, Elettricità Futura: “Gravi lacune del DM Aree Idonee”
In audizione lo scorso 26 settembre anche Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, la principale associazione del settore elettrico italiano che rappresenta oltre il 70% del mercato, già piuttosto critica nella precedente audizione del 17 settembre, in particolare sul DM Aree Idonee per il quale è stato proposto di includere anche una norma per colmare, quelle che l’associazione ritiene “due gravi lacune”. Ed eccole qui:
- non ha normato “il periodo transitorio” e
- non ha esplicitato che le aree idonee ex lege debbano continuare a essere considerate tali. Ha lasciato facoltà alle Regioni di estendere fino a 7 Km di distanza da un bene tutelato il divieto di nuovi impianti, e se le Regioni applicassero appieno questa facoltà, il 96% del territorio sarebbe non idoneo.
Secondo Elettricità Futura, a causa di alcune carenze contenute nel DM Aree Idonee, le regioni possono bloccare i progetti già avviati e limitare al massimo le aree idonee e viene citato l’esempio della Regione Sardegna che in merito alle aree idonee ha legiferato che il 99% del territorio sardo non è idoneo a progetti di revamping e repowering. Per scongiurare l’effetto Sardegna su altre regioni d’Italia, “rendendo impossibile per l’Italia raggiungere gli obiettivi del PNIEC, del PNRR e del DM Aree Idonee” si legge in una nota, l’associazione ritiene di estrema urgenza che il Testo Unico “preveda che le Regioni, nell’esercizio del loro potere di normazione sulle aree idonee, si conformino ai seguenti criteri:
- le aree idonee individuate ex lege dall’articolo 20 del D.Lgs. n. 199/2021 che recita: “L’art. 20, comma 8 del Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 199 si interpreta nel senso che le aree indicate dalle lettere da a) a c-quater) del medesimo comma sono considerate idonee (ndr siti ove sono già installati impianti della stessa fonte e in cui vengono realizzati interventi di modifica, e aree dei siti oggetto di bonifica, e cave e miniere cessate, non recuperate o abbandonate, i siti e gli impianti nelle disponibilità delle società del gruppo Ferrovie dello Stato, e aree classificate agricole, etc) in relazione a tutte le procedure amministrative, comprese quelle di valutazione ambientale, necessarie all’ottenimento dei titoli per la costruzione e l’esercizio degli impianti e delle relative opere connesse, di competenza statale, regionale o locale nonché alle procedure abilitative semplificate, avviate prima della data di entrata in vigore della rispettiva legge regionale di cui all’art. 20, comma 4, quand’anche alla medesima data non ancora concluse”, di attuazione della Direttiva RED devono continuare ad essere considerate aree idonee;
- le nuove disposizioni regionali non dovranno applicarsi ai progetti per i quali sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative necessarie ad ottenere l’autorizzazione a realizzare l’impianto.
Terna propone modifiche su definizione di opere connesse e autorizzazioni
L’intervento di Terna in audizione, invece, si è concentrato dapprima sulle opere necessarie per connettere un impianto alla rete, le cosiddette opere connesse, per cui viene chiesto un’integrazione all’articolo 4 “per includere gli interventi di riassetto di sviluppo e di potenziamento della rete di trasmissione Nazionale…in quanto tutte queste opere sono funzionali all’esercizio dell’impianto per il quale si richiede la connessione alla rete”, ha detto Enrico Maria Carlini, Responsabile Pianificazione del Sistema Elettrico e Autorizzazioni di Terna.
Carlini chiede anche di rivedere l’articolo in merito all’istanza di autorizzazione unica per la dichiarazione di pubblica utilità, che sembra “imporre al produttore di avere già al momento della presentazione dell’istanza di autorizzazione unica, la disponibilità dei suoli per la realizzazione delle opere connesse diversamente da quanto accade oggi e come un evidente” ciò pone un “maggiore onere a carico proprio del proponente”.
Utilitalia, modificare norme per raggiungere presto 10 GW rinnovabili annuali
Ha preso parte all’audizione anche Utilitalia, la federazione che riunisce le aziende operanti nei servizi pubblici dell’acqua, dell’ambiente, dell’energia elettrica e del gas, che ha sottolineato la necessità di correre nella produzione di rinnovabili per raggiungere il target nel 2023.
“Da agosto 2024 si può stimare che rispetto al parco installato mancano ancora circa 60 GW di fonti rinnovabili da realizzare. Quindi da qui al 2030 dovremmo fare qualcosa come 10 GW all’anno. Ad agosto 2024 erano stati installati 5 GW e le indicazioni che dà Terna sono indicative di come sta crescendo la curva di messa in esercizio di questi impianti”, ha dichiarato Mattia Sica, Direttore del Servizio Reti dell’Energia di Utilitalia nel corso dell’audizione nelle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera.
Sica ha sottolineato che per raggiungere i 10 GW annuale “c’è bisogno di un contesto normativo e regolatorio non solo stabile, ma che favorisca anche tutto il mondo della produzione…vuol dire mettersi pancia a terra e dare tutti il massimo contributo, produttori da un lato, sistema istituzionale dall’altro”.