Trionfa alle elezioni il partito che non vuole estrarre terre rare dal sito di Kvanefjeld
(Rinnovabili.it) – “Dobbiamo ascoltare gli elettori preoccupati. Diciamo no all’estrazione dell’uranio”. Lo ha detto Múte Bourup Egede, leader del partito groenlandese Inuit Ataqatigiit, appena ha avuto la certezza di avere vinto le elezioni del 6 aprile con un rotondo 37% dei voti. Uranio che insieme alle terre rare forma la grande ricchezza nascosta nel sito minerario di Kvanefjeld. Ma spaventa la popolazione.
La campagna elettorale in Groenlandia ha messo i 50mila abitanti dell’isola che dipende dalla Danimarca di fronte a un aut aut: per come l’ha presentata il partito di sinistra guidato da Egede, la scelta era tra salute e indipendenza da Copenhagen. E ha vinto la salute.
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Il governo precedente puntava proprio sull’avvio dello sfruttamento delle risorse minerarie di Kvanefjeld per rimpolpare il bilancio dell’isola e potersi permettere l’indipendenza dalla Danimarca. Il futuro della Groenlandia, secondo l’esecutivo uscente, avrebbe dovuto puntare sugli ingentissimi giacimenti di minerali preziosi, sempre più facilmente accessibili grazie al riscaldamento globale.
Kvanefjeld è il sesto giacimento di uranio al mondo, ma è anche il sito più ricco di terre rare di tutto il globo. Terre rare, in particolare neodimio, che sono fondamentali per la transizione energetica globale e trovano impiego, tra l’altro, nelle tecnologie digitali, nelle auto elettriche e nelle turbine eoliche. L’isola è anche ricca di petrolio, piombo, oro e zinco.
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Il governo precedente è andato in crisi proprio sulla questione dello sfruttamento di queste risorse. La coalizione si è spaccata, costringendo il partito di maggioranza relativa Siumut a mandare tutti al voto anticipato. Siumut era a favore dell’estrazione di terre rare e uranio ma dovrà ripartire dai 10 seggi conquistati al parlamento groenlandese su 31 totali. Inuit Ataqatigiit ne ha 12, abbastanza per garantirsi l’iniziativa di creare una coalizione che escluda Siumut.
Il partito di Egede non è totalmente contrario allo sfruttamento minerario ma si è battuto per non toccare il sito di Kvanefjeld. Il governo uscente aveva avviato l’iter per assegnare le licenze di sfruttamento. Riscuotendo l’interesse di Greenland Minerals, compagnia basata in Australia ma di proprietà cinese.