![Tecnologie pulite: 3 priorità strategiche per il Clean Industrial Deal](https://www.rinnovabili.it/wp-content/uploads/2025/02/tecnologie-pulite-1.jpg)
Accesso a energia pulita e conveniente, una strategia industriale europea per la decarbonizzazione e un piano di investimenti per sbloccare capitali privati. Sono questi i pilastri attorno a cui costruire il Clean Industrial Deal, il piano europeo per rilanciare transizione ecologica e tecnologie pulite preservando la competitività dell’industria del continente.
È la posizione di 16 associazioni europee, tra centri di ricerca, think tank, associazioni industriali, esposta in una lettera alla Commissione UE. L’esecutivo europeo sta lavorando a una serie di proposte legislative che nei prossimi mesi ridefiniranno la traiettoria e la velocità della torsione verde dell’UE. Il Clean Industrial Deal è uno dei tasselli principali di questo schema, come ha anticipato la Bussola per la Competitività presentata a Bruxelles a fine gennaio.
Tre priorità per un’Europa leader nelle tecnologie pulite
I firmatari partono da un’analisi della situazione attuale. Dove segnali di domanda “poco chiari” e un mercato europeo “frammentato” rendono “troppo debole e volatile” il business case per prodotti innovativi e decarbonizzati. Le grandi industrie entrano in crisi e faticano a investire. Ne risulta “una carenza sistemica di capitale di crescita privato per le tecnologie pulite, un divario che i bilanci pubblici nazionali limitati non possono colmare”, rimarcano gli autori della lettera.
Il Clean Industrial Deal è l’opportunità per permettere all’Europa di tornare a competere sul serio con Cina e Stati Uniti sulle tecnologie pulite. Per riuscirci, l’UE deve orientarsi verso 3 priorità strategiche, suggerisce la lettera.
Energia pulita, abbondante e a basso costo
La prima è garantire energia pulita, abbondante e accessibile per l’industria europea. Come? L’UE deve investire massicciamente in rinnovabili, reti elettriche e stoccaggio energetico, riducendo la dipendenza dalle importazioni.
Nel dettaglio, le associazioni avanzano queste proposte.
Più investimenti in energie rinnovabili e infrastrutture con queste iniziative e obiettivi:
- Aumentare la capacità rinnovabile UE per triplicarla entro il 2030.
- Snellire le autorizzazioni per progetti di energia distribuita (fotovoltaico su tetto, comunità energetiche, energy sharing).
- Sostenere tecnologie innovative (geotermia avanzata, energia oceanica, solare a concentrazione) per raggiungere l’obiettivo del 5% di capacità rinnovabile innovativa (stabilito dalla RED III).
Sul fronte del potenziamento delle reti elettriche e ricarica bidirezionale per veicoli elettrici, occorre:
- Modernizzare le reti di trasmissione e distribuzione per integrare più rinnovabili.
- Obbligo di bidirectional charging per EV, che potrebbe coprire il 10% del fabbisogno elettrico UE entro il 2040, con un risparmio di 25 miliardi di euro in costi di sistema.
Nell’ambito di una strategia per l’accumulo energetico e il phase-out dei combustibili fossili, le misure proposte sono:
- Abbassare il tetto delle emissioni nei capacity markets UE per garantire la progressiva eliminazione delle centrali fossili entro il 2040.
- Supportare lo sviluppo di tecnologie di accumulo innovative per stabilizzare il sistema energetico.
Per quanto riguarda l’elettrificazione industriale e il miglioramento dell’efficienza energetica:
- Fissare obiettivi vincolanti per l’elettrificazione industriale e prevedere una data di eliminazione del gas fossile per i processi termici industriali.
- Promuovere investimenti in sistemi di accumulo di energia termica ed elettrica per la flessibilità industriale.
- Obbligo di utilizzo dei risultati degli audit energetici (previsti dalla Energy Efficiency Directive) per implementare miglioramenti nell’efficienza industriale.
Strategia industriale per decarbonizzazione e competitività
La seconda gamba del Clean Industrial Deal deve consistere in una strategia volta a creare un mercato unico UE per le tecnologie pulite, armonizzando le politiche nazionali e rafforzando la domanda di prodotti decarbonizzati.
Le associazioni propongono diverse iniziative in merito.
A partire da piani settoriali per la decarbonizzazione delle industrie strategiche, che permettano di:
- Definire roadmap dettagliate per la decarbonizzazione di settori chiave: acciaio, cemento, chimica, trasporti pesanti.
- Adottare obiettivi chiari di integrazione di rinnovabili e idrogeno verde in questi settori.
- Implementare strategie su scala UE, come il modello del Wind Power Action Plan.
Per proseguire con standard e certificazioni armonizzate per prodotti puliti (anche riformando il regolamento sull’Ecodesign for Sustainable Products per incentivare materiali innovativi) e con il ricorso al procurement pubblico “verde” per stimolare la domanda (tra le azioni, introdurre criteri di sostenibilità nelle gare d’appalto pubbliche, seguire l’esempio dell’iniziativa Buy Clean degli USA per favorire materiali a basse emissioni).
E, ancora, rafforzare l’ETS e attuare in modo rigoroso il CBAM, cioè il meccanismo di tariffe sul carbonio per le importazioni su determinati prodotti. E accelerare la decarbonizzazione industriale con incentivi condizionati all’adozione di tecnologie pulite nelle industrie esistenti, finanziare l’emergere di hub UE per tecnologie pulite e promuovere un uso strategico di idrogeno verde e combustibili rinnovabili di origine non biologica per settori difficili da elettrificare.
Piano di investimenti per sbloccare capitali privati
La terza e ultima priorità strategica riguarda la creazione di strumenti finanziari europei per facilitare investimenti privati nel clean tech e garantire un accesso più semplice ai finanziamenti.
Tra le misure proposte:
- Rafforzare i fondi UE per investimenti nelle tecnologie pulite (anche utilizzando modelli di finanziamento “as-a-service” simili a quelli del fondo InvestEU).
- Rivedere il quadro sugli aiuti di Stato per tecnologie pulite, introducendo una “green golden rule” nelle regole fiscali UE per favorire gli investimenti verdi nei bilanci nazionali.
- Prevedere meccanismi di de-risking per scalare le tecnologie emergenti.
- Utilizzo anticipato delle entrate ETS per finanziare la transizione.
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