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Gli Stati Uniti mettono il turbo alla tecnologia DAC

Il DoE lancia una call for investments per rendere conveniente la cattura diretta della CO2 dall’aria. L’obiettivo è scendere a 100 dollari la tonnellata

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Sono 19 gli impianti con tecnologia DAC attivi oggi nel mondo

(Rinnovabili.it) – Anche i piani migliori hanno i loro tallone d’Achille. Il punto più debole dello scenario preparato dall’Iea per raggiungere la neutralità di carbonio nel 2050 ne ha uno enorme: per più della metà dei tagli alle emissioni previsti, fa affidamento su tecnologie ancora sperimentali, non su scala commerciale, su tutte la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) e la tecnologia DAC (Direct Air Capture).

Per superare questo scoglio, gli Stati Uniti hanno annunciato un piano per tagliare i costi della cattura diretta della CO2 dall’aria. Si tratta di una tecnologia ancora poco diffusa e, soprattutto, molto costosa. Ci sono attualmente 19 impianti che impiegano la tecnologia DAC in funzione in tutto il mondo, contando quelli che catturano più di 0,1 MtCO2 l’anno. Un impianto di cattura con capacità di 1 Mt di CO2/anno è in stato avanzato di sviluppo proprio negli Stati Uniti. L’ultimo impianto ad essere messo online, nel settembre 2021, si trova in Islanda e cattura 4 kt di CO2 l’anno per poi stoccarle in formazioni di basalto sull’isola.

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Proprio il caso dell’Islanda aiuta a capire quanto sia ancora poco conveniente la tecnologia DAC: il costo dell’operazione batte ancora sui 600 dollari per ogni tonnellata di CO2 catturata. L’obiettivo stabilito dal dipartimento dell’Energia americano è di far scendere questo costo a circa 100 dollari per tonnellata di CO2 equivalente (CO2e). Per raggiungerlo, l’iniziativa annunciata ieri dal DoE fa leva soprattutto su investimenti privati.

Una quota di finanziamenti, però, dovrebbe arrivare anche dalle casse pubbliche. Condizionale ancora d’obbligo visto che il provvedimento è impantanato al Senato, insieme a tutto il resto del maxi-pacchetto di Joe Biden per la transizione energetica, e non è ancora chiaro quale volume di investimenti sopravviverà alle varie sforbiciate.

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Gli Stati Uniti non hanno fissato un obiettivo di capacità al 2050 o al 2030 per la tecnologia DAC. Il DoE si è limitato a fornire un orizzonte di alcune Gt dove alla cattura diretta dall’aria si affiancano però anche i sequestri di CO2 tramite foreste, praterie, torbiere e altri ecosistemi naturali. Nello scenario dell’Iea, entro il 2050 in tutto il mondo la tecnologia DAC dovrebbe arrivare a circa 980 Mt CO2 l’anno, passando per una fase intermedia di 85 Mt l’anno entro il 2030.