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Tassonomia verde, T&E: Dietro la ‘legge truffa UE’ c’è l’impronta dell’Italia

Tassonomia verde
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Nuove critiche alla proposta di atto delegato per la tassonomia verde

(Rinnvabili.it) – Non smette di far discutere la scelta dalla Commissione europea di includere gas e nucleare nella tassonomia verde. Dure critiche sono arrivate in questi giorni da più fronti, raccogliendo la sorpresa e lo sconcerto di ambientalisti, gruppi politici, europarlamentari e ministri. D’altra parte la scelta dell’esecutivo UE di metter mano alla proposta la sera del 31 dicembre, non poteva trovare un’accoglienza differente.

Oggi sulla questione interviene anche T&E, la Federazione Europea per i trasporti e l’ambiente, puntando i riflettori su uno dei governi che meno ha avuto da dire sul testo: quello italiano. Tra le parole spese contro o a sostegno dell’atto delegato per la tassonomia verde, quelle di Roma sono state quasi zero. Eppure etichettare come “verdi” i progetti nucleari e di gas fossile, permettendogli di accedere ai finanziamenti del Recovery Fund, non è cosa da poco.

E per T&E il governo italiano ha precise responsabilità nei confronti della versione finale. “Dietro la ‘legge truffa europea’ che tenta di spacciare gas e nucleare come energie pulite e rinnovabili ci sono le impronte digitali di Draghi e di Cingolani”, afferma Luca Bonaccorsi, direttore della Finanza sostenibile di T&E. Bonaccorsi fa parte anche della Platform for Sustainable Finance (PSF), il team esperti ufficiale istituito dall’esecutivo europeo con il compito di fissare la tassonomia delle fonti energetiche verdi. Gruppo a cui la notizia dell’inserimento di gas e nucleare nella tassonomia UE è stata notificata appena 2 ore prima di Capodanno.

Ma perché Bonaccorsi punta il dito sul governo italiano? Per una delle modifiche alla proposta presente solo nell’ultima versione. Parliamo della possibilità di considerare verdi anche quelle centrali a gas con un ‘limite medio di emissioni annue da misurarsi su un arco di 20 anni’.

“La misura è disegnata da e per l’Italia, per permettere la proliferazione di centrali turbogas dietro la promessa, inverificabile, che verranno usate poco” spiega l’esperto. “La scappatoia è disegnata per sostenere il nuovo ‘capacity market’ per il quale gli impianti a gas ricevono ampi sussidi e possono funzionare ‘al minimo’. Oltre al danno dei soldi pubblici per i sussidi al gas qui si aggiunge la beffa: saranno considerati investimenti ‘verdi’ al pari delle rinnovabili. In pratica un produttore energetico potrà emettere un green bond per finanziare l’impianto a gas e per di più incassare i sussidi”. 

Per il gruppo di esperti della PSF si prospettano giorni difficili. Il team ha a disposizione pochissimo tempo (fino al 12 gennaio) per commentare l’atto delgato, prima di rimettere tutto in mano alla Commissione europea per l’adozione ufficiale. “Una dimostrazione del tentativo di non farci modificare questa norma che, se approvata, vanifica il Green deal europeo, rende impossibile il raggiungimento dei target di Parigi, contraddice l’impegno di Glasgow sulla lotta alle emissioni di metano e danneggia irreversibilmente il tentativo di ripulire la finanza dalle frodi del ‘finto verde’”.

A livello europeo – conclude Bonaccorsi – speriamo che il Parlamento europeo e il Consiglio Ue blocchino questa modifica. A livello italiano è urgente che il M5S e il PD rompano gli indugi e aprano la discussione all’interno del governo Draghi e con il ministro Cingolani su questo tradimento della loro base elettorale. Manca davvero poco tempo per evitare un danno ambientale ed economico che l’Italia si porterebbe dietro per i decenni a venire”.

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