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Tassonomia verde, con gas e nucleare si rischia un errore enorme

tassonomia verde
via depositphotos.com

di Rossella Muroni

(Rinnovabili.it) – Sull’ambiente si misura spesso tutta la distanza che c’è tra parole e fatti, tra obiettivi dichiarati e misure concrete per raggiungerli. Quando la miopia, gli interessi dei singoli Stati membri o quelle delle grandi corporation prevalgono sull’interesse generale, succede che la lotta alla crisi climatica e la transizione energetica vengano derubricate da priorità a questioni che possono attendere. Persino in Europa, il primo continente a darsi l’obiettivo vincolante della neutralità climatica al 2050 e un corposo pacchetto di misure per raggiungere il target del meno 55% di emissioni al 2030.

Già perché sotto la spinta delle lobby, di singoli interessi di parte e dell’alleanza pro atomo di Francia e Paesi dell’Est Europa anche l’Ue vacilla. Così contrariamente alla proposta iniziale potrebbe alla fine inserire gas e nucleare nella tassonomia verde, ossia nel quadro che definisce quali sono le attività e gli investimenti sostenibili. Se come detto pochi giorni fa dal vicepresidente della Commissione Ue Dombrovskis la proposta sulla tassonomia verde coprirà gas e nucleare, l’Europa si appresta a fare un errore madornale.

Per scongiurare questo grave arretramento ho presentato, insieme ai colleghi di FacciamoECO Cecconi, Fioramonti, Fusacchia e Lombardo, una risoluzione alla Camera che impegnava il Governo a lavorare in Europa affinché atomo e gas fossile fossero lasciati fuori dalla tassonomia.

Siamo, infatti, convinti che la tassonomia verde debba essere uno strumento trasparente e coerente per la finanza sostenibile, in cui non devono rientrare tecnologie che sostenibili non sono affatto come gas fossile e nucleare.  Dare a gas e nucleare la patente di attività verde aggiungerebbe al danno la beffa. Il nucleare ad oggi non ha risolto il problema della sicurezza durante il funzionamento né quello delle scorie, ha costi e tempi incompatibili con quelli della transizione e quello cosiddetto sicuro di quarta generazione ancora non esiste. Sprecare per il gas gli investimenti che dovrebbero andare alla conversione ecologica ci renderebbe ancora dipendenti dai fossili, toglierebbe risorse alle rinnovabili e rallenterebbe la nostra transizione. Peccato che di tempo non ne abbiamo più e la scienza ci ripete che gli sforzi maggiori verso l’obiettivo delle zero emissioni nette lo dobbiamo compiere nei prossimi 10 anni. Per questo è tanto importante che atomo e gas fossili restino fuori dalla tassonomia. C’è anche una questione di equità e dumping ambientale da considerare.  Se noi consentiamo ad alcuni Paesi di usare i fondi pubblici europei per finanziare fonti che o sono fossili o sono inquinanti come il nucleare – e noi italiani lo sappiamo bene visto che ancora non riusciamo a gestire le scorie della nostra passata stagione atomica – gli Stati membri che verranno danneggiati saranno proprio quelli che, come il nostro, investiranno su rinnovabili, efficienza e innovazione, posti di lavoro.

Purtroppo però governo e maggioranza non la pensano così, hanno un’idea diversa della transizione e sembrano convinti che il passaggio dall’energia inquinante a quella pulita si possa fare con il gas fossile. Tanto che continuano a foraggiare le caldaie a gas con il superbonus e il gas con il capacity market, mentre è uscito dai radar l’aggiornamento del Piano energia e clima. E alla Camera lo hanno dimostrato votando compatti contro la mia risoluzione che chiedeva di lasciare gas e atomo fuori dalla tassonomia. Solo in 9 l’abbiamo sostenuta mentre altri 407 deputati, compresi colleghi del Pd, di LeU e del M5S che a parole sono molto attenti all’ambiente, si sono espressi contro. Un voto che ha spazzato via in un minuto chiacchiere e ipocrisie. E ora nessuno mi venga a parlare di transizione, nessuno si offenda le prossime volte che si dirà che sul clima la politica fa solo bla bla bla.

di Rossella Muroni, ecologista e deputata FacciamoECO

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