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Tassazione dell’energia in UE, le fossili sono ancora le favorite

Tassazione dell’energia: in UE non è allineata agli obiettivi climatici
Foto di Iradl da Pixabay

Le raccomandazioni sulla tassazione dell’energia in vista della revisione della direttiva UE

(Rinnovabili.it) – La tassazione dell’energia in Europa potrebbe contribuire molto di più agli obiettivi climatici. Manca coerenza in tutti i settori e per i diversi vettori energetici. E bisogna tagliare con decisione i sussidi ai combustibili fossili. Sono le conclusioni a cui è giunta la Corte dei conti europea in un’analisi pubblicata ieri.

Allineare la tassazione dell’energia alla Legge Clima

“La tassazione dell’energia, la fissazione del prezzo del carbonio e le sovvenzioni all’energia sono strumenti importanti per conseguire gli obiettivi climatici. La sfida principale, a nostro parere, è rafforzare il nesso tra provvedimenti normativi e misure finanziarie, trovando la giusta combinazione”, ha dichiarato Viorel Ştefan, il Membro della Corte dei conti europea responsabile dell’analisi. “Con questa analisi, la Corte intende contribuire al dibattito sui prezzi dell’energia e sui cambiamenti climatici, in particolare in vista dell’imminente discussione della proposta di revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia.

Per ora la tassazione dell’energia è piuttosto disallineata rispetto agli obiettivi del Green Deal e della Legge Clima. Il carbone è tassato meno del gas naturale, così come alcuni combustibili fossili lo sono molto meno rispetto all’elettricità. E non sono le uniche fonti più inquinanti ad essere tassate più di fonti meno impattanti sul clima.

C’è poi il capitolo delle imposte sui combustibili. I Ventisette vanno in ordine sparso e molti paesi le mantengono su livelli prossimi al minimo stabilito dalla direttiva, con possibili distorsioni nel mercato interno. “Un basso livello di prezzi del carbonio e di imposte sull’energia per i combustibili fossili aumenta il costo relativo delle tecnologie più ecologiche e ritarda la transizione energetica”, nota la Corte dei conti UE.

La zavorra dei sussidi fossili

Il tallone d’Achille restano i sussidi fossili. In tutto ammontano ancora a più di 55 mld l’anno. Addirittura, nota il tribunale con sede in Lussemburgo, 15 paesi UE spendono più per i sussidi fossili che per quelli alle rinnovabili. Qui il terreno è piuttosto scivoloso. Non solo bisogna cancellare gradualmente tutte queste sovvenzioni entro il 2025, come da impegno comune UE. Bisogna accompagnare con attenzione questo processo, perché “comporterà una difficile transizione sociale ed economica”, nota la Corte. In particolare, “la percezione di un trattamento iniquo per determinati gruppi o settori può generare una resistenza alla transizione verso un’economia più verde. Anche l’impatto della tassazione dell’energia sulle famiglie può essere significativo e determinare un atteggiamento di rifiuto nei confronti di tale genere di imposte”.

Per evitare scossoni, la Corte raccoglie alcune delle raccomandazioni più solide già formulate da varie organizzazioni internazionali, come ad esempio ridurre altre imposte e applicare misure di ridistribuzione, assicurando al contempo una maggiore trasparenza e una comunicazione più efficace circa le motivazioni delle riforme.

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