In questa fase iniziale, che durerà fino al 2026, le imprese dovranno solo rendicontare i volumi di import e i gas serra incorporati. Con molta flessibilità. Lo studio di questa reportistica permetterà all’UE di calibrare le regole del CBAM in vista dell’avvio definitivo fra meno di 3 anni
Il Carbon Border Adjustment Mechanism fa parte del pacchetto del Green Deal
(Rinnovabili.it) – Da domenica 1° ottobre, tutte le aziende europee che importano cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno dovranno iniziare a rendicontare i volumi introdotti sul mercato UE e le emissioni di gas serra incorporate in questi prodotti. È la prima fase del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), la tassa sulla CO2 alla frontiera messa a punto dall’UE all’interno del Green Deal con il pacchetto Fit for 55.
Che cos’è la tassa sulla CO2 alla frontiera?
Il CBAM è il primo sistema al mondo di dazi alla frontiera per i prodotti inquinanti. Presentato nel luglio 2021 dalla Commissione UE, ha l’obiettivo di non far perdere competitività alle imprese europee che devono rispettare standard ambientali ed emissivi più stringenti di quelli di altri paesi. Ed evitare che le industrie decidano di delocalizzare la loro produzione altrove per aumentare i profitti.
Quando sarà a regime, nel 2026, obbligherà gli importatori di alcuni prodotti carbon-intensive a pagare una tassa quando i gas serra emessi per produrre questi prodotti superano quelli che sarebbero stati emessi se la produzione fosse avvenuta in Europa rispettando gli standard comunitari.
Oltre a essere una misura di supporto al mercato interno e alle politiche UE per la transizione energetica, la tassa sul carbonio alla frontiera è anche uno strumento – innovativo e “scomodo” – di diplomazia climatica. L’effetto all’esterno, infatti, è di promuovere l’ambizione climatica nei paesi esteri e farla avvicinare a quella europea attraverso la leva commerciale.
Come funziona adesso il CBAM
Per il momento, però, l’UE ha avviato solo una prima fase di rodaggio. Alle industrie è richiesta solo la rendicontazione puntuale delle importazioni, senza ancora nessun obbligo di pagare tasse. Il primo ciclo di rendicontazione coprirà l’ultimo trimestre di quest’anno e dev’essere presentato entro la fine di gennaio 2024. Ci sono poi delle agevolazioni e molta flessibilità. Le imprese possono usare dei valori standard per calcolare la CO2 incorporata nei prodotti importati e possono costruire la rendicontazione sulla base delle regole in vigore nei paesi di produzione.
“La fase transitoria fungerà da periodo di apprendimento per tutte le parti interessate (importatori, produttori e autorità). Permetterà alla Commissione Europea di raccogliere informazioni utili sulle emissioni embedded al fine di affinare la metodologia per il periodo definitivo, che inizia nel 2026”, spiega in una nota la Commissione UE.