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Scatta anche per l’idrogeno la tassa sulla CO2 alla frontiera

Tassa sulla CO2 alla frontiera: le novità del CBAM UE
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Raggiunto l’accordo tra Consiglio e Europarlamento sulla tassa sulla CO2 alla frontiera

(Rinnovabili.it) – Chi vuole esportare in Europa ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti ed elettricità prodotti in paesi terzi, presto dovrà comprare crediti di carbonio per coprire le emissioni incorporate in queste merci. Allo stesso prezzo applicato nell’ETS. Giocando così ad armi pari con le aziende europee. Alle 5 del mattino Consiglio e Parlamento UE hanno raggiunto l’intesa politica per varare il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), la tassa sulla CO2 alla frontiera che fa parte del pacchetto legislativo Fit for 55. È la prima volta al mondo che un paese introduce una misura di questo tipo.

A cosa serve la tassa sulla CO2 alla frontiera?

La tassa sulla CO2 alla frontiera è uno strumento pensato per due scopi: difendere l’industria europea dalla concorrenza di produttori che devono sottostare a meno vincoli ambientali e fare pressione sui partner commerciali affinché allineino la loro politica climatica a quella di Bruxelles. Il CBAM, infatti, si applica alle partite di merci che sono prodotte con un costo della CO2 inferiore a quello europeo. È l’unico meccanismo “che abbiamo per incentivare i nostri partner commerciali a decarbonizzare la loro industria manifatturiera”, ed è anche “un’alternativa alle nostre attuali misure di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, che ci permetterà di applicare il principio “chi inquina paga” alla nostra industria”, spiega il referente del provvedimento, l’eurodeputato olandese Mohammed Chahim.

I dettagli dell’accordo: inserito l’idrogeno

Rispetto al testo presentato a luglio 2021 dalla Commissione, quello licenziato dai due co-legislatori europei ha delle piccole ma significative modifiche. La prima riguarda i prodotti che saranno soggetti al meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera. Il più importante è l’inserimento dell’idrogeno nella lista delle merci soggette al CBAM. Il paniere di merci è stato poi allargato anche alle emissioni indirette (solo in certe condizioni), ad alcuni materiali precursori e a certi tipi di merci nel segmento downstream come viti e bulloni.

La tassa sulla CO2 alla frontiera sarà in vigore dal 1° ottobre 2023, inizialmente con una fase pilota dove scatterà il solo obbligo di comunicare le emissioni incorporate per le merci in ingresso nel mercato unico UE. La richiesta di acquistare crediti di carbonio alla dogana sarà poi introdotto gradualmente, in parallelo con il phase out dei permessi ETS gratuiti. In questo modo, l’UE spera di schivare la reprimenda dell’Organizzazione mondiale del commercio, che passerà al vaglio il CBAM per verificare che non sia uno strumento ‘protezionista’.

La fase di transizione servirà anche alla Commissione UE per valutare se espandere la tassa sulla CO2 alla dogana anche a polimeri plastici e materiali chimici organici che ricadono nel capitolo 29 della Combined Nomenclature (come i derivati alogenati, solfonati, nitrati o nitrosi di idrocarburi, alcoli, fenoli e altri). Entro il 2027, l’esecutivo UE dovrà anche valutare il CBAM sulla base dei progressi negli accordi internazionali sul clima e dell’impatto ottenuto sui paesi meno sviluppati.

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