USA e UE sembrano avere lo stesso approccio sull’introduzione della tassa sul carbonio
(Rinnovabili.it) – Gli Stati Uniti accarezzano l’idea di introdurre una tassa sul carbonio e vogliono coordinarsi con l’Unione Europea. La possibilità di mettere una carbon border tax è finita in cima all’agenda dell’incontro del 18 maggio tra John Kerry e Frans Timmermans. L’inviato speciale per il clima della Casa Bianca ha discusso con il numero due dell’esecutivo europeo anche di come far sì che la Cop26 di Glasgow del prossimo novembre non sia un buco nell’acqua.
E dalle dichiarazioni di Kerry la posizione degli Stati Uniti inizia ad assomigliare molto a quella europea. A gennaio Timmermans aveva legato il destino della tassa sul carbonio a quello della Cop26. L’idea di fondo è presentare il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) – questo il nome ufficiale della carbon tax europea – come uno strumento difensivo e non offensivo. Da usare solo se le altre economie non si allineeranno con Bruxelles sugli impegni climatici. Questo il messaggio: se qualcuno – la Cina, ad esempio, ma anche alleati come gli USA – pensa di poter continuare a giocare sporco e approfittare della transizione ecologica europea, ha fatto male i conti.
Leggi anche L’UE accelera sulla carbon border tax: “essenziale” se la COP26 fallisce
Bruxelles vuole evitare che politiche climatiche più ambiziose danneggino l’industria e il commercio europei. Costrette a rispettare standard più elevati, le aziende del vecchio continente faticherebbero non poco a reggere la concorrenza di compagnie estere che hanno meno vincoli. Il CBAM servirebbe a riequilibrare le cose, evitando delocalizzazione da parte dell’industria europea. E in parallelo dovrebbe incentivare gli altri paesi a impegnarsi di più sul taglio delle emissioni.
Un approccio che Kerry sembra aver raccolto. Il diplomatico americano ha ribadito che il presidente Biden sta considerando realmente di introdurre la tassa sul carbonio e che in questa fase si stanno studiando i possibili impatti. “Vogliamo assicurarci che non avrà un impatto negativo su questo processo”, ha detto Kerry riferendosi alla Cop26. Per poi aggiungere: “Nessuno vuole che le proprie attività siano svantaggiate. La nostra preferenza sarebbe che ogni paese si unisca in modo equo agli sforzi per ridurre sufficientemente le emissioni”. Messaggio recapitato direttamente a Pechino: “Ciò include ovviamente le principali nazioni emittenti nel mondo. Sappiamo tutti chi sono“, ha concluso Kerry. Insomma: impegnatevi sul serio alla Cop26 di Glasgow e potremo fare a meno di carbon border tax.
Leggi anche UE: inizia la consultazione sulla border carbon tax