Con l’ok dei due stati con più registri navali al mondo, il gruppo dei paesi favorevoli rappresenta oggi il 66% della flotta mondiale e 1,6 miliardi di tonnellaggio di portata lorda
Passo avanti importante verso una tassa globale sulle emissioni delle navi. Aderiscono all’iniziativa di una flat tax anche Liberia e Panama, i primi 2 stati per registri navali al mondo. I due giganti dello shipping si uniscono, così, ad altri 43 stati (tra cui diversi paesi europei).
Flat tax per lo shipping: cos’è, come funziona
L’idea di una tassa globale sulle emissioni delle navi è sponsorizzata dall’Unione Europea, insieme agli stati insulari del Pacifico, particolarmente esposti all’impatto dei cambiamenti climatici. L’obiettivo è combattere l’inquinamento del settore marittimo, che attualmente rappresenta circa il 3% delle emissioni globali di CO2. Dal canto suo, l’UE ha iniziato nel 2024 a inserire il traffico navale all’interno del suo schema di scambio dei crediti di carbonio, l’ETS.
Come sarebbe strutturata questa tassa globale sulle emissioni delle navi? In modo simile all’ETS. Si tratta di un prelievo fisso per ogni tonnellata di gas serra emessa dalle navi, destinato a incentivare l’uso di combustibili più puliti e finanziare la transizione ecologica, in particolare nei paesi più poveri. La differenza, nell’ipotesi di flat tax, è che il prezzo delle quote non fluttuerebbe ma sarebbe fisso, e calcolato sul ciclo di vita delle navi.
Oltre a portare benefici ambientali, la tassa dovrebbe spingere lo shipping verso l’adozione di tecnologie e combustibili a basse emissioni, come ammoniaca, idrogeno e biocarburanti. Secondo alcune stime, i proventi sarebbero oltre 80 miliardi di dollari l’anno.
Molti paesi, però, si oppongono a questa tassa globale sulle emissioni delle navi, preferendo un sistema di standard sui combustibili. Sistema che penalizzerebbe solo le emissioni sopra un certo livello. L’idea dietro questa alternativa è evitare costi eccessivi per gli operatori più efficienti. Ma la sua efficacia è messa in dubbio da più parti.
Panama e Liberia dicono sì alla tassa globale emissioni navi
Finora l’opposizione è arrivata da paesi come Cina, Brasile, Argentina e altre economie emergenti. Il loro timore è che la tassa penalizzi le economie basate sul commercio marittimo, aumenti i costi delle esportazioni e danneggi settori chiave (ad esempio, la carne argentina e le ciliegie cilene). Restano poi da chiarire dei nodi importanti, come chi gestirebbe i proventi e come verrebbero redistribuiti.
Ma con il sì di Panama e Liberia, riportato dal Financial Times, il peso della bilancia si sposta dalla parte di chi vuole creare questa nuova tassa globale sulle emissioni delle navi. Grazie ai due paesi, ora il gruppo di stati a favore rappresenta il 66% della flotta mondiale, per 1,6 miliardi di tonnellaggio di portata lorda.
Restano, ad ogni modo, differenze importanti anche tra i favorevoli. La Liberia, ad esempio, vorrebbe una tassa piatta di 18,75 dollari a tonnellata di CO2. Mentre altri paesi, come le isole Marshall, chiedono almeno 150 $/t.