Il Committee on Oversight and Reform del Congresso statunitense pubblica l’analisi di una nuova tranche di documenti riservati di BP, Chevron, Exxon e Shell. In cui le compagnie rivelano di non avere piani reali per la transizione e di seguire strategie che allungano la vita al loro modello di business
Il dossier di 31 pagine analizza documenti interni delle principali aziende oil&gas e le loro strategie di greenwashing
(Rinnovabili.it) – Le maggiori compagnie energetiche “non hanno intenzione di compiere azioni concrete per la transizione verso l’energia pulita”. Pubblicamente promettono che gas e petrolio sono solo un “ponte” verso fonti di energia più sostenibili. Ma è solo marketing verde fuorviante. Internamente, colossi come BP, Chevron, Exxon e Shell sminuiscono valore e urgenza dei tagli alle emissioni. E continuano a investire in progetti di lungo periodo. Cercando di assicurarsi vantaggi fiscali dal governo tramite progetti di cattura della CO2.
Lo rivela il Committee on Oversight and Reform del Congresso statunitense, che ha appena pubblicato l’analisi di una nuova tranche di documenti riservati ottenuti dalle compagnie energetiche e da gruppi di pressione come l’American Petroleum Institute. È la seconda parte di un’inchiesta su come Big Oil ha mentito al pubblico e al governo sulle reali intenzioni rispetto alla transizione energetica, dopo le prime rivelazioni dello scorso settembre.
Strategie di marketing verde
Nelle 31 pagine del dossier, il Comitato passa al vaglio tutti gli aspetti critici del marketing verde dell’industria dell’oil&gas. I documenti ottenuti dalle aziende “dimostrano come l’industria dei combustibili fossili abbia “lavato” la propria immagine pubblica con promesse e azioni che i dirigenti del settore petrolifero e del gas sapevano non avrebbero ridotto in modo significativo le emissioni”. Promesse e impegni che sono perlopiù greenwashing e hanno uno scopo preciso: “fornire una copertura a Big Oil per continuare a rastrellare miliardi di dollari vendendo combustibili fossili per i decenni a venire”.
Alcuni passaggi chiariscono bene la direzione che queste compagnie vogliono prendere in futuro e le loro priorità. Una mail interna tra dirigenti di BP, datata 2016, mette nero su bianco la strategia ostruzionista adottata sistematicamente: “Aspettiamo che escano le regole, non ci piace quello che vediamo, e allora cerchiamo di resistere e di bloccarle”.
In altri documenti, le compagnie ammettono che i loro piani per la transizione non taglieranno davvero le emissioni e che, in ogni caso, le riduzioni reali di gas serra dovrebbero essere effettuate solo laddove è economicamente conveniente. Tra le pratiche che finiscono sotto la lente, la liquidazione di alcuni asset. Che vengono di solito venduti ad altre compagnie energetiche. Così da poter usare il disinvestimento per rafforzare il marketing verde dell’azienda, ma senza aver davvero contribuito a contenere il riscaldamento globale.