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Rapporto ONU: il Covid ha fermato il progresso dello sviluppo sostenibile

C’è un calo della performance sui target a livello globale sia per l'aumento dei tassi di povertà e sia per la disoccupazione in seguito all’esplosione dell’emergenza sanitaria che in poco tempo è diventata crisi economica. "Per la prima volta dall'adozione degli obiettivi dell’Agenda 2030 nel 2020 il mondo ha indietreggiato"

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Di United Nations – ONU for Italy website, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=99158753

di Tommaso Tetro

Pubblicato il report ONU dedicato agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030

(Rinnovabili.it) – Il Covid-19 ha bloccato lo sviluppo sostenibile. La pandemia in sostanza ha funzionato come una battuta d’arresto per lo sviluppo sostenibile nell’intero Pianeta. Per la prima volta del 2015, quando i paesi dell’Onu hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il 2020 è stato l’anno in cui sono stati fatti passi indietro rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile. A certificarlo il nuovo rapporto del centro studi delle Nazioni Unite ‘Sustainable development solutions network (Sdsn)’, che mette in evidenza come il calo della performance sui target dell’Agenda a livello globale sia dovuto in gran parte all’aumento dei tassi di povertà e di disoccupazione seguito all’esplosione dell’emergenza sanitaria, che in poco tempo è diventata crisi economica.

In particolare – racconta il rapporto – il Covid-19 ha messo in luce una limitata capacità dei Paesi in Via di sviluppo a basso reddito di attingere ai finanziamenti del mercato. Mentre i governi dei Paesi ad alto reddito si sono largamente indebitati come risposta alla pandemia, quelli più poveri non hanno potuto farlo a causa della loro minore solvibilità di mercato.

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“Per la prima volta dall’adozione degli obiettivi dell’Agenda 2030 – afferma Jeffrey D. Sachs, presidente dell’Sdsn e principale autore del rapporto – nel 2020 il mondo ha indietreggiato. La pandemia da Covid-19 ha creato non solo un’emergenza sanitaria globale, ma anche una crisi dello sviluppo sostenibile. Per ripristinare i progressi verso i target di sviluppo sostenibile, i Paesi in Via di sviluppo hanno bisogno di un significativo aumento dello spazio fiscale, attraverso una riforma fiscale globale e un ampliamento del finanziamento da parte delle banche multilaterali di sviluppo. Le spese fiscali – prosegue D. Sachs – dovrebbero sostenere le sei trasformazioni chiave: istruzione di qualità per tutti, copertura sanitaria universale, energia pulita e industria, agricoltura e gestione del suolo sostenibili, infrastrutture urbane sostenibili e accesso universale alle tecnologie digitali”.

L’effetto principale nel breve termine, dovuto al diverso spazio fiscale tra i Paesi ad alto e basso reddito, è la probabilità che i Paesi ricchi si riprendano dalla pandemia più rapidamente di poveri. La Finlandia è al primo posto dell’Sdg index del 2021, seguita da altri due Paesi nordici: Svezia e Danimarca. Nonostante ciò anche la Finlandia e i Paesi nordici si trovano di fronte a importanti problemi sui target dell’Agenda, oltre a essere in ritardo nel raggiungimento di tutti gli obiettivi al 2030. L’Asia orientale e meridionale ha compiuto maggiori progressi rispetto a qualsiasi altra regione, sia dal 2010 che dall’adozione degli obiettivi nel 2015. I tre paesi che hanno fatto più passi in avanti nell’Sdg index dal 2015 sono il Bangladesh, la Costa d’Avorio, e l’Afghanistan. Quelli che invece sono calati di più nella classifica sono il Venezuela, Tuvalu e il Brasile.