Entro il 2025 il G7 dovrebbe cancellare tutti i sussidi “inefficienti”. In realtà li sta aumentando. Sul totale mondiale pesano ancora i supporti al consumo introdotto nel 2021-22 per la crisi dei prezzi dell’energia. Che non vengono cancellati, anche se petrolio e gas costano meno
Almeno 1.500 miliardi di dollari. È l’ammontare dei sussidi fossili fornito a livello mondiale nel 2023. In calo, ma di poco, rispetto all’anno precedente, quando il supporto statale a carbone, petrolio e gas aveva toccato il massimo storico. La curva scende, ma assolutamente non in modo abbastanza rapido per instradare la transizione sulla giusta via verso 1,5 gradi.
È la cifra che fornisce un’analisi dell’International Institute for Sustainable Development (IISD) sulla base degli ultimi dati sui sussidi ai combustibili fossili, sugli investimenti di capitale da parte delle compagnie energetiche statali e sulla finanza pubblica internazionale.
“I flussi finanziari sono ben lungi dall’essere allineati con uno sviluppo resiliente e a basse emissioni di carbonio”, notano gli analisti di IISD. Guardando il bicchiere mezzo pieno, “esiste un’enorme opportunità di reindirizzare questo denaro a beneficio delle persone e del pianeta”.
Sussidi ai combustibili fossili, i dati 2023
La quota maggiore di sussidi alle fossili continua a essere quella destinata al supporto al consumo. Questi 1.100 miliardi di dollari sono in gran parte misure di sostegno implementate nel 2021-2022 per alleviare i costi elevati dell’energia. Sussidi che restano a livelli elevati nonostante la riduzione dei prezzi di petrolio e gas. Sono infatti quasi il doppio del volume del 2019 e quasi 3 volte di più di quelli elargiti nel 2020. La flessione rispetto al 2022 è comunque del 35%.
Gli investimenti statali, tramite aziende a controllo pubblico, arrivano a quota 368 mld $. Si tratta di un primato assoluto, in crescita rispetto ai volumi del 2022 (324 mld $). In pratica, ogni anno spendiamo decisamente di più per supportare le fossili dei soli 300 miliardi di dollari che i paesi a economia avanzata hanno promesso in finanza climatica alla Cop29 di Baku, per aiutare la transizione dei paesi meno sviluppati e più vulnerabili alla crisi climatica.
Infine, i finanziamenti pubblici internazionali arrivano a 29 miliardi di dollari.
Dal G7, sussidi a gas e petrolio triplicati in 4 anni
Da notare che sia questa somma, sia gli oltre 350 mld $ di investimenti statali, supportano l’espansione di nuova capacità fossile. Espansione che è incompatibile con la traiettoria verso 1,5°C, come ribadito dall’Agenzia internazionale dell’energia nel 2023.
“È allarmante il fatto che circa un terzo (447 miliardi di dollari) del sostegno sia destinato alla nuova produzione di combustibili fossili attraverso sussidi (36 miliardi di dollari), spese in conto capitale da parte delle imprese statali (368 miliardi di dollari) e finanziamenti pubblici internazionali (29 miliardi di dollari)”, sottolinea l’IISD.
Altrettanto allarmante è il fatto che i paesi G7 stanno aumentando i sussidi fossili, invece di ridurli come promesso. L’obiettivo, in teoria, è cancellare tutti i sussidi “inefficienti” entro il 2025. Ma nel 2023 le 7 economie hanno elargito complessivamente 282 mld $ per le fossili, il triplo delle risorse mobilitate nel 2020.
In ogni caso, nel 2025 se ne riparlerà. Anche in sede internazionale. “Il passaggio dei flussi finanziari dai combustibili fossili all’energia pulita è destinato a diventare oggetto di attenzione nel 2025”, sottolinea l’IISD, perché i negoziati sull’articolo 2.1(c) dell’Accordo di Parigi “sono tenuti a raggiungere una decisione ai negoziati sul clima della COP30 a Belem, in Brasile”.