Uno studio commissionato da Greenpeace Germania e realizzato dal Forum for an Ecological and Social Market Economy (FöS) fa i conti sull’andamento dei sussidi fossili tra 2016 e 2023 nei paesi G7. L’Italia elargisce più di 46 mld $ nel 2023
L’Italia è il paese del G7 che ha aumentato di più la spesa per sussidi fossili. Tra il 2016 e il 2023, il Belpaese li ha incrementati del 166%. La seconda in classifica, la Germania, ha registrato un aumento del 49%, più di 3 volte più contenuto. Dati che contrastano completamente con l’impegno preso dal G7 di eliminare completamente i sussidi alle fonti fossili entro il 2025.
“I paesi del G7, alcune delle nazioni più ricche e potenti della Terra, si sono dati quasi un decennio per fare passi avanti verso l’‘eliminazione’ dei sussidi ai combustibili fossili entro il 2025”, ricorda Virag Kaufer di Greenpeace, che fa i conti in tasca alle maggiori economie mondiali in un report appena pubblicato.
“Ora siamo nel 2025, l’anno è iniziato con devastanti calamità climatiche, e non stanno solo mancando quell’obiettivo; hanno aumentato la spesa pubblica per i combustibili che distruggono il clima”, aggiunge.
Sussidi fossili, dal 2016 il G7 li aumenta del 15%
Tra 2016 e 2023 l’aumento dei sussidi fossili nei paesi G7 è stato costante. La media è un incremento del 15% lungo l’intero periodo. Fino a raggiungere un livello di 1.360 miliardi di dollari nel 2023. In leggera flessione rispetto al 2021/22. Ma non si tratta di un fenomeno strutturale: è il “rimbalzo” dopo il boom di sussidi fossili dovuto al caro energia e allo scoppio della guerra in Ucraina.
Dopo Italia e Germania, gli aumenti più significativi sono quelli di Francia (+40%) e Giappone (+37%). Gli Stati Uniti restano su una traiettoria quasi piatta, segnando +3%. Ma sono il paese che elargisce il volume di sussidi maggiore: 790 miliardi di dollari, circa metà del totale. Solo il Canada ha ridotto i sussidi (-11%).
Perché la curva non scende? L’aumento è stato determinato principalmente da misure di sostegno per cittadini e imprese adottate per fronteggiare la crisi dei prezzi dell’energia seguita all’invasione russa dell’Ucraina. Molte misure temporanee, però, temporanee non sono. Quei sussidi tendono a diventare strutturali. Mancano poi definizioni comuni di cosa siano i “sussidi inefficienti” che il G7 si è impegnato a eliminare.
Italia, la peggiore del G7 sui sussidi alle fonti fossili
Tutte dinamiche che hanno interessato l’Italia negli ultimi anni. Determinando quello che è l’aumento più significativo del gruppo G7. In termini assoluti, i sussidi fossili dell’Italia sono arrivati a quota 46,1 miliardi di dollari nel 2023.
A spingere così verso l’alto i sussidi hanno contribuito diversi fattori, tra cui:
- Sostegni emergenziali alla crisi energetica, in particolare per il gas.
- Sussidi indiretti attraverso agevolazioni fiscali e esenzioni per l’industria.
- Ritardi nelle riforme per l’eliminazione dei sussidi dannosi per il clima.
Nel dettaglio:
- I sussidi ai prodotti petroliferi rappresentano la quota più elevata.
- Il gas naturale ha registrato un forte incremento, in particolare a causa delle misure di contenimento dei prezzi.
- L’energia elettrica ha beneficiato di sussidi per calmierare i prezzi.