L’aumento dei sussidi all’industria fossile deriva dalla sospensione delle norme UE in materia di aiuti di Stato
(Rinnovabili.it) – Secondo un’analisi pubblicata da Energy Policy Tracker, durante la crisi pandemica Francia, Germania e Italia hanno speso collettivamente 44 miliardi di dollari per sussidi all’industria fossile rispetto ai 29 miliardi investiti in energia pulita. Inoltre, dall’inizio della pandemia, i governi del G20 hanno impegnato 151 miliardi di dollari a sostegno dei settori maggiormente inquinanti e solo 99 miliardi sono stati destinati all’energia rinnovabile.
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“Con la scusa della spesa per la ripresa dal covid-19, i governi stanno riversando enormi volumi di denaro pubblico nell’industria dei combustibili fossili, sprecando un’opportunità per combattere la crisi climatica e arricchendo i grandi inquinatori”, ha dichiarato Alex Doukas di Oil Change International, un green gruppo di pressione che, insieme ad altre 14 organizzazioni (tra cui l’International Institute for Sustainable Development, la Columbia University e lo Stockholm Environment Institute), ha contribuito alla ricerca.
Durante la pandemia, la Commissione Europea ha sospeso le norme UE normalmente molto rigide in materia di aiuti di Stato e sussidi all’industria fossile. All’inizio di maggio, infatti, l’esecutivo europeo ha approvato piani di sostegno nazionali per un valore di oltre 1,9 miliardi di miliardi di euro, senza tuttavia imporre condizioni “verdi” ai governi degli Stati membri.
L’analisi di Energy Policy Tracker sui sussidi all’industria fossile è stata pubblicata alla vigilia di un vertice cruciale per l’eurozona, durante il quale i leader UE cercheranno di raggiungere un accordo sul budget settennale da 1 miliardo di miliardi di euro e sul fondo di recupero da 750 miliardi. Tuttavia, secondo Tom Moerenhout, professore alla Columbia University, “gli impegni molto promettenti” della Commissione lasciano spazi di speranza.
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Il riferimento riguarda l’intenzione dell’esecutivo di devolvere il 25% del budget 2021-2027 agli obietti climatici. Tuttavia, “data la storia degli interessi acquisiti dai combustibili fossili, è indispensabile rimanere scettici fino a quando non sarà dimostrato che l’UE farà seguire le parole dai fatti”, ha sottolineato Moerenhout.