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Le grandi assicurazioni europee hanno le mani sporche di carbone

Supporto al carbone: il ruolo delle grandi assicurazioni europee
Foto di Dominik Vanyi su Unsplash

Nonostante le policy aziendali che restringono il supporto al carbone

(Rinnovabili.it) – Hanno assunto precisi impegni per la neutralità di carbonio. Ma le loro scelte continuano a tenere artificialmente in vita uno dei combustibili fossili più inquinanti. In questa contraddizione sono immersi colossi del comparto assicurativo europeo come Lloyd’s, Zurich e Swiss Re. Garantiscono supporto al carbone oltreoceano, negli Stati Uniti. Nonostante l’impegno formale preso alla Cop26 di abbandonare gradualmente il carbone. E nonostante i principali percorsi per la transizione energetica siano concordi nel ritenere che la produzione di carbone debba calare molto e in fretta per avere ancora qualche chance di non sforare gli 1,5 gradi.

Il 30% del carbone USA è assicurato dall’Europa

I tre big del settore assicurativo sono nella top ten degli istituti che tengono in vita le 25 miniere di carbone più grandi degli Stati Uniti. Da cui proviene il 60% della produzione nazionale. Queste tre assicurazioni da sole garantiscono la sopravvivenza di 13 siti minerari, dove si estrae ben il 30% del carbone americano. Circa 200 delle quasi 600 milioni di tonnellate estratte nel 2022.

“Questo rapporto schiacciante illustra perfettamente il problema: gli assicuratori si stanno pubblicamente impegnando a raggiungere emissioni nette zero e politiche restrittive sui combustibili fossili, ma a porte chiuse continuano a sottoscrivere progetti sporchi di combustibili fossili, violando le loro stesse politiche o sfruttando scappatoie. Stanno alimentando la crisi climatica e traendone profitto, mentre dipingono i loro affari con promesse vuote”, accusa Mary Sweeters, campaigner di Our Future Campaign e tra gli autori di un rapporto pubblicato ieri.

Lloyd’s è il secondo maggior assicuratore del carbone USA: la sua copertura assicurativa riguarda 10 miniere che producono in tutto 135 mln t l’anno, il 22,8% dell’output nazionale. Un ruolo minore ma significativo di supporto al carbone lo svolgono anche Zurich (2 siti, 4,9% della produzione) e Swiss Re (1 miniera che vale il 3% dell’output). Quest’ultima, peraltro, lo fa in violazione delle sue stesse politiche di restrizione sul supporto alle compagnie che ricavano più del 30% degli introiti da questa fonte fossile. Mentre Zurich usa delle scappatoie nelle sue stesse policy aziendali e continua a garantire supporto al carbone utilizzato in metallurgia.

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