Anche contando tutte le iniziative settoriali come il patto globale sul metano e quello sulla deforestazione, gli annunci arrivati da Glasgow in questi giorni e i nuovi obiettivi nazionali lasciano ancora 20 GtCO2e di troppo da qui al 2030
Il summit sul clima chiude solo di ¼ il gap con gli 1,5 gradi
(Rinnovabili.it) – Quanto riscaldamento globale in meno valgono i tanti accordi settoriali annunciati durante la COP26 di Glasgow? Più o meno 2,2Gt di CO2 equivalente, cioè il 9% del divario che ci separa da una traiettoria climatica davvero compatibile con l’obiettivo degli 1,5 gradi. Lo calcola Climate Action Tracker (CAT) in un dossier che fa il punto sull’impatto reale del summit sul clima.
Conteggiando solo i nuovi obiettivi al 2030 annunciati dai vari governi, pochi giorni fa CAT li aveva bollati come “totalmente inadeguati”, visto che condannano il pianeta a un riscaldamento globale di 2,4°C entro la fine del secolo. Adesso l’iniziativa di Climate Analytics e New Climate Institut, che monitora i progressi globali sul clima dal 2009 ed è una delle fonti più affidabili in materia, rivede la stima aggiungendo gli accordi sul taglio delle emissioni di metano, sul phase out del carbone, sui trasporti e sulla deforestazione.
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Così, se prima il summit su clima chiudeva il gap con gli 1,5 gradi entro il 2030 del 15-17%, il ricalcolo alza la stima al 24-25%. Perché l’apporto è così limitato? “Le iniziative settoriali aiutano a implementare l’azione, ma con gli attuali firmatari riducono solo in misura limitata il divario delle emissioni”, spiega CAT. Molti annunci alla COP26, infatti, hanno raccolto poche adesioni e spesso mancano proprio i paesi che potrebbero fare la differenza. Il caso del patto per portare a zero la deforestazione entro il 2030 è emblematico: se ne sono chiamati fuori il Brasile e l’Indonesia, paesi che insieme al Congo ospitano l’85% delle foreste pluviali del pianeta.
“Raccomandiamo ai governi di aggiornare i loro NDC se la partecipazione all’iniziativa non è già coperta dal loro obiettivo. Se queste iniziative raccolgono più firme, potrebbero ridurre ulteriormente il divario di diverse GtCO2e”, prosegue CAT. Il nuovo gap con la traiettoria al 2030 per centrare gli 1,5 gradi adesso si attesa su una forchetta tra le 17 e le 20 GtCO2e.
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Metano e deforestazione sono gli ambiti con il maggiore impatto. Il patto sul metano con cui si è aperto il summit sul clima toglie 0,8 GtCO2e e se aderissero anche i grandi emettitori come Cina, India e Russia avrebbe un potenziale di 1,4-2,4 GtCO2e. L’impatto di deforestazione zero entro fine decennio è di 1,1 GtCO2e ma il potenziale complessivo sarebbe di 2-3 Gt. CAT, però, non può fare a meno di usare molta cautela su questo fronte: visti i progressi minimi se non assenti da parte dei firmatari della Dichiarazione di New York sulle foreste (un precedente accordo analogo), il punto resta come tradurre in concreto gli impegni assunti. Sugli altri due patti: l’accordo sui trasporti vale 0,1 Gt e può arrivare a 0,75, mentre quello sul phase out del carbone pesa 0,2 Gt ma ha un potenziale di ben 2 GtCO2e. (lm)