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Strategia Net Zero, il Regno Unito presenta l’impegno climatico al 2050

Il governo britannico delinea le misure della propria decarbonizzazione con un piano pensato per sostenere imprese e consumatori durante la transizione ecologica. Per un'elettricità a zero emissioni, punterà su nucleare ed eolico offshore

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Credits: Chatham House (CC BY 2.0)

La Gran Bretagna presenterà la Strategia Net Zero alla COP 26 sul clima

(Rinnovabili.it) – “Il percorso del Regno Unito per porre fine al nostro contributo al cambiamento climatico sarà lastricato di posti di lavoro ben pagati, miliardi di investimenti e fiorenti industrie verdi”. Con queste parole, il primo ministro Boris Johnson ha presentato la Strategia Net Zero, il piano britannico per raggiungere le zero emissioni nette al 2050. Buona parte del contenuto era già nota. Il documento è essenzialmente una serie di promesse a lungo termine con cui affrontare la decarbonizzazione. Accostate a investimenti strutturali per sostenere imprese e consumatori durante la transizione ecologica. “Con l’importante vertice sul clima – la COP26 – ormai dietro l’angolo, la nostra strategia mostra anche ad altri paesi come portare avanti una ripresa più verde assicurando un primo posto nella corsa verso le zero emissioni mondiali”, ha aggiunto il premier britannico.

Ma quanto è realmente all’avanguardia la Strategia Net Zero del Regno Unito? Il piano cerca di mettere assieme tutti gli aspetti più salienti per l’azione climatica, senza grandi novità rispetto quanto già annunciato nei mesi passati.

Sul fronte elettrico, Londra conferma la volontà di raggiungere le zero emissioni entro il 2035. Come? Puntando su nuovo nucleare e assicurando l’ok ad una prima centrale su larga scala già entro il 2024. E scommettendo anche sulle rinnovabili, in primis su 40 GW di eolico offshore (di cui 1 GW con tecnologia galleggiante). Ma anche su impianti più tradizionali dotati di sistemi di cattura, stoccaggio e riutilizzo della CO2 (CCUS). In questo campo il Governo UK sta studiando un particolare tipo di contratto, il Dispatchable Power Agreement (DPA), per incentivare tali impianti per entrare a far parte della capacità dispacciabile. “Due cluster di cattura del carbonio – Hynet Cluster e l’East Coast Cluster – metteranno i nostri centri industriali in prima linea nei confronti questa tecnologia revitalizzando le industrie nel Mare del Nord”. 

Come parte della strategia, il Regno Unito  intende fermare la vendita di nuove auto e furgoni a benzina e diesel dal 2030, estendendo – previa consultazione – il bando anche agli atri veicoli entro il 2020.  Il governo ha impegnato 620 milioni di sterline per supportare l’elettrificazione della mobilità privata. “Stiamo anche lavorando per dare il via alla commercializzazione di carburante sostenibile per l’aviazione (SAF) realizzato da rifiuti domestici, gas di scarico industriali, il carbonio catturato dall’atmosfera e surplus elettrico”. Con l’obiettivo di produrre un 10% di SAF sul totale carburanti aerei entro il 2030. La Gran Bretagna mira anche a realizzare 5 GW di impianti per la produzione di idrogeno entro il 2030. E a sostenere con 3,9 miliardi di sterline di nuovi finanziamenti la decarbonizzazione del settore termico.