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Stop alle fossili, l’unica via per gli 1,5°C è rinunciare a ogni nuova produzione

Un rapporto dell’IISD analizza i 26 scenari emissivi “fattibili” che rispettano gli 1,5 gradi. In tutti, è necessario non mettere in produzione alcun nuovo giacimento fossile

Produzione di petrolio: l’Opec+ taglierà 1 mln di barili
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C’è “ampio consenso” scientifico sulla necessità di uno stop alle nuove fossili

(Rinnovabili.it) – Se vogliamo conservare qualche ragionevole chance di limitare le temperature globali a 1,5°C, dobbiamo dire basta a ogni nuova messa in produzione di giacimenti fossili. Lo stop alle fossili è una condizione necessaria in tutti i percorsi emissivi che limitano il global warming alla soglia inferiore del Paris agreement e sono considerati “fattibili”. Si tratta, cioè, degli scenari emissivi che l’ultimo rapporto IPCC classifica in categoria C1 e prevedono uno sforamento (overshoot) limitato o assente e hanno una probabilità di restare sotto gli 1,5 gradi di almeno il 50%.

Lo afferma una revisione di tutta la letteratura scientifica in merito condotta dall’International Institute for Sustainable Development (IISD). Sui 97 scenari emissivi totali, il rapporto ne estrapola 26 che rispecchiano i criteri di fattibilità avanzati dallo stesso IPCC, ad esempio il richiedere una quantità di cattura di CO2 dall’aria inferiore a 3 Gt l’anno. In tutti e 26 un passaggio inaggirabile è lo stop alle fossili di nuova produzione.

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“Secondo un ampio consenso su molteplici modelli climatici ed energetici, lo sviluppo di nuovi giacimenti di petrolio e di gas è incompatibile con la limitazione del riscaldamento a 1,5°C. La produzione e il consumo globali di petrolio e gas devono diminuire di almeno il 65% entro il 2050”, si legge nel rapporto pubblicato il 21 ottobre. Anche la roadmap verso gli 1,5°C pubblicata a maggio 2021 dall’IEA conteneva la medesima avvertenza.

Altro messaggio importante dal rapporto IISD: lo stop alle fossili e lo sviluppo delle rinnovabili secondo una traiettoria coerente con l’obiettivo di Parigi sono due facce della stessa medaglia. È una questione di finanziamenti, soprattutto in una congiuntura in cui le ristrettezze economiche sono esacerbate da crisi energetica e impatto globale della guerra in Ucraina. “Il divario annuale di investimenti per la necessaria diffusione dell’eolico e del solare ammonta a 450 miliardi di dollari fino al 2030. Le previsioni indicano che nello stesso periodo saranno spesi fino a 570 miliardi di dollari all’anno per lo sviluppo e l’esplorazione di petrolio e gas, scrivono gli autori.

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