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Stop al carbone già nel 2024? L’Italia potrebbe farcela

Il numero uno del MASE, dopo aver firmato la proroga al piano di massimizzazione delle centrali a carbone fino a settembre 2023, ha annunciato che l’Italia potrebbe riuscire a spegnere i suoi impianti con un anno di anticipo sulla tabella di marcia fissata nel Pniec

Inquinamento industriale: quanto costano le industrie sporche europee
La centrale termoelettrica a carbone di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia. Di Sergio D’Afflitto, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=73732065

Pichetto: “Dipende dall’andamento del prezzo del gas”

(Rinnovabili.it) – L’Italia potrebbe dire stop al carbone un anno prima del previsto. Nel 2024 invece che alla data prevista dall’attuale Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec), cioè il 2025. A quali condizioni? Dipende dall’andamento del prezzo del gas. Lo ha annunciato oggi il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto.

Anticipare lo stop al carbone?

“Noi oggi siamo con il carbone Civitavecchia e Brindisi ha detto il titolare del MASE al festival di Green & Blue parlando del prossimo stop al carbone – Usiamo carbone, petrolio e gas. L’intenzione è di arrivare ad abbandonare il carbone entro il ’25 o anche prima. Spero di riuscire anche entro il ’24 se i prezzi del gas attuale tengono”.

Al momento, i future sul gas per il mese di giugno sono scambiati al TTF di Amsterdam a circa 32 euro per MWh ma negli ultimi giorni ha toccato i valori più bassi dall’invasione russa dell’Ucraina con 23,5 €/MWh. Aveva toccato i 340 euro lo scorso agosto. Da inizio anno la flessione totale è di oltre il 65%. Tra le ragioni, gli altissimi livelli di stoccaggio europei: il 4 giugno erano a oltre il 69% della capacità totale, quelli italiani al 75%. Volumi mai raggiunti prima che rassicurano per la prossima stagione termica.

L’annuncio di Pichetto arriva a poco più di un mese dalla proroga fino a settembre 2023 del programma di massimizzazione delle centrali a carbone in Italia, lanciato a inizio 2022 per scongiurare blackout e stop alla produzione industriale. Proroga confermata per tutti e sei gli impianti già coinvolti in precedenza: le 4 centrali a carbone di Enel di Brindisi, Torrevaldaliga Nord (Civitavecchia), Fusina e Sulcis, quella EP di Fiumesanto e quella A2A di Monfalcone.

Esce il carbone, entra il nucleare?

Insieme alle indicazioni sul possibile stop al carbone anticipato, Pichetto ha aggiunto qualche dettaglio sul contenuto del Pniec aggiornato, che dovrà essere inviato a Bruxelles entro fine mese. “L’obiettivo che sarà inserito nel Pniec è di ribaltare il rapporto attuale con due terzi dal fossile e un terzo da rinnovabili. Si tratta nel 2030 di arrivare a due terzi di rinnovabili e un terzo dal fossile”, ha spiegato Pichetto.

Il mix elettrico, però, non finisce qui. Il titolare del MASE non ha perso l’occasione per ritornare sull’importanza di puntare di nuovo sull’energia dall’atomo, una battaglia su cui il governo si sta spendendo molto. Visti gli aumenti ipotizzati nei consumi elettrici da qui a fine decennio, puntualizza il ministro, serve anche il nucleare: “gli analisti dicono che non ci arriviamo solo con rinnovabili senza nucleare. Per ora, comunque, c’è solo la conferma dell’interesse italiano per il gruppo di paesi UE amici del nucleare guidato dalla Francia, soprattutto per quanto riguarda la ricerca.