Inghiottirà tra 10.000 e 50.000 tonnellate di CO2 all’anno e sorgerà vicino a Leandra, nella provincia di Mpumalanga: un’area dove è situato il principale cluster di impianti altamente inquinanti del paese
Al via la mappatura geologica per il primo sito nazionale di stoccaggio del carbonio
(Rinnovabili.it) – Per non spegnere prima del tempo le sue centrali a carbone, il Sudafrica accelera i progetti per la cattura e lo stoccaggio del carbonio sottoterra. In questi giorni sono iniziate le attività di mappatura geologica del primo sito CCS (carbon capture and storage) del paese. Sorgerà vicino alla città di Leandra, nella provincia di Mpumalanga. L’area si trova meno di 100 km a est della capitale Johannesburg e ospita una concentrazione di impianti altamente inquinanti, tra cui diverse centrali a carbone e il più grande impianto del mondo di combustibili sintetici, Secunda CTL di proprietà della Sasol.
Ma proprio Sasol – teoricamente tra i principali beneficiari del progetto – spegne gli entusiasmi. Un portavoce dell’azienda ha fatto sapere che le valutazioni disponibili finora mostrano che l’operazione di sequestro e stoccaggio del carbonio avrebbe costi molto elevati, tanto da non rendere economicamente conveniente questa scelta.
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Ma il Sudafrica tira dritto e punta anche su un finanziamento che potrebbe arrivare dalla Banca Mondiale per compensare il bilancio emissivo nazionale, che mette il paese in cima alla lista dei maggiori inquinatori di tutto il continente con 470 mln di t di CO2 l’anno.
“Verificheremo la fattibilità di iniettare tra 10.000 e 50.000 tonnellate di CO2 all’anno a una profondità di almeno 1 km, con la prima iniezione vista alla fine del 2023”, ha puntualizzato David Khoza, principale responsabile del progetto di stoccaggio del carbonio.
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Dopo qualche anno di flessione, il CCS è tornato a ribalta a livello globale dal 2018. Secondo i dati del Global CCS Institute, a fine 2020 i progetti erano in tutto 65, di cui però solo 26 pienamente operativi, mentre 21 si trovavano nelle fasi preliminari di sviluppo e 13 in fase avanzata. La maggior parte è concentrata in Stati Uniti, Nord Europa e Cina. Nonostante il potenziale stimato in circa 150 Gt di capacità di stoccaggio di CO2, il Sudafrica non era ancora entrato attivamente nella partita.