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Spesa climatica, l’UE si è “inventata” 72 miliardi di euro

Nel periodo 2014-2020, Bruxelles ha rendicontato come spesa per il clima una lunga serie di misure che, sul clima, non hanno alcun impatto positivo. Si parla di 72 miliardi sui 216 totali: in pratica, la Commissione ha gonfiato i conti del 50%. Soprattutto sulla Pac

Spesa climatica: l’UE ha gonfiato i conti del 50%
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La nota della Corte dei Conti UE bacchetta Bruxelles sulla spesa climatica

(Rinnovabili.it) – Bruxelles ha gonfiato la sua spesa climatica di almeno il 50%, contando molte misure che con il clima hanno poco o nulla a che fare. Soprattutto nella politica agricola comune. Lo ha scritto ieri la Corte dei Conti UE presentando l’esito del monitoraggio sul budget settennale 2014-2020.

Secondo la rendicontazione della Commissione europea, l’UE avrebbe totalizzato una spesa climatica pari a 216 miliardi di euro. Esattamente l’ammontare necessario per raggiungere il target comunitario per quell’anno, ovvero il 20% del budget. Ma per l’ente con sede a Lussemburgo, i conti non sballati. E di molto. La spesa climatica reale non supererebbe i 144 miliardi di euro. L’UE avrebbe quindi camuffato dietro voci in difesa del clima ben 72 miliardi di misure che non aiutano affatto il contrasto del cambiamento climatico.

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“La lotta ai cambiamenti climatici rappresenta una priorità chiave per l’UE, che si è prefissata obiettivi climatici ed energetici ambiziosi”, ha dichiarato Joëlle Elvinger, il Membro della Corte responsabile dell’audit. “La Corte ha rilevato che, nel periodo 2014-2020, non tutta la spesa del bilancio dell’UE dichiarata in relazione al clima era effettivamente pertinente all’azione in tale ambito. Per questo motivo, vengono formulate diverse raccomandazioni per collegare meglio la spesa dell’UE agli obiettivi climatici ed energetici perseguiti. Ad esempio, la Corte raccomanda alla Commissione di giustificare la pertinenza al clima dei finanziamenti agricoli.

Già, perché è proprio in questo ambito che sono stati individuati 60 dei 72 miliardi finiti sotto scrutinio. “Colpa” anche di come l’UE imposta il conteggio: è a priori, in base a coefficienti e risultati attesi, invece che a posteriori e in base a dati reali. E non esiste un sistema di monitoraggio per la verifica.

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Per questa ragione, la Corte dei Conti teme che la stessa dinamica possa ripetersi anche per il budget settennale in corso, durante il quale l’obiettivo per la spesa climatica sale dal 20 al 30%. Anche per come sono strutturati strumenti centrali, tra cui il Next Generation Eu. Quest’ultimo “contempla il principio fondamentale di “non arrecare un danno significativo”, ossia le attività economiche non devono costituire una minaccia per gli obiettivi ambientali o climatici. La Corte ha tuttavia rilevato che lo strumento pone ulteriori problemi a causa di collegamenti poco chiari tra pagamenti e obiettivi climatici”, si legge nella comunicazione.