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Kadri Simson (CE): sicurezza energetica, la lotta non è finita

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Foto di david Griffiths su Unsplash

Cosa rischia la sicurezza energetica europea nell’inverno 23-24

(Rinnovabili.it) – “La posizione dell’Europa è molto migliore di quanto chiunque avrebbe previsto allora. I nostri sforzi nell’ambito di REPower EU stanno dando i loro frutti“. Con queste parole la commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, ha aperto il suo intervento alla conferenza polacca “Sicurezza energetica oltre il 2024: Prepararsi all’inverno in tempi turbolenti“. Un discorso per ricordare gli sforzi del Blocco contro la crisi dell’energia, che tuttavia non ha lesinato un certo grado di preoccupazione per il futuro prossimo. “Un anno fa il prezzo del gas in Europa superava i 300 euro al MWh. Adesso sono circa 35. Nell’agosto 2022 l’elettricità ha raggiunto il massimo storico, sopra i 350 €/MWh. Adesso sono circa 90 euro. Ma questo non significa che la lotta sia finita. Né che da qui in poi la navigazione sarà tranquilla“.

Aumentata la dipendenza dall’import di GNL

Nonostante nell’ultima settimana il livello di stoccaggio del gas in tutta l’Unione abbia superato il 94% della capacità, in netto anticipo sulla tabella di marcia, nonostante i Paesi abbiano ridotti i proprio consumi e l’UE continui a diversificare le proprie fonti, il mercato dell’energia è tutt’altro che al sicuro. E lo hanno ben dimostrato gli scioperi scoppiati in questi giorni in Australia.

Oggi, l’Europa è molto più dipendente dalle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) rispetto ad una situazione prebellica. Nel 2022 il GNL ha rimpiazzato una parte delle forniture russe di gas naturale nei Paesi UE, complice la minore concorrenza asiatica. Tuttavia l’andamento mercato globale è legato a fattori poco prevedibili. “Abbiamo visto in prima persona come è andata a finire la settimana scorsa”, ha sottolineato Simson. “I prezzi del gas europeo sono aumentati dell’8% in seguito alla notizia che i lavoratori degli impianti GNL australiani avrebbero continuato a scioperare”.

E se il clima dell’inverno 23-24 dovesse essere più rigido, la domanda asiatica potrebbe ridurre l’importazione europea di GNL e mettere a repentaglio la sicurezza energetica comunitaria.

Le nuove strade del gas russo

Malgrado ciò la politica europea continua ad investire sul gas fossile, poco attenta ai rischi sopra elencati. E le criticità non finiscono qui. Il tentativo di distaccarsi definitivamente dai flussi di gas russo non sta dando i risultati sperati. “Vediamo che negli ultimi sette mesi la Russia ha esportato 12,4 miliardi di metri cubi di GNL verso destinazioni UE, ha aggiunto la commissaria. Tali esportazioni “potrebbero restare quest’anno ai livelli dell’anno scorso, o addirittura essere leggermente maggiori. Non possiamo esserne contenti”.

 La “ciliegina sulla torta”? La riforma del mercato energetico sta dando più problemi del previsto, dividendo gli Stati Membri su schieramenti opposti.  “É necessario chiudere i dossier pendenti – ha esortato Simson –  e soprattutto trovare un accordo sulla riforma dell’assetto del mercato elettrico e del pacchetto gas“. Ma la strada, almeno per ora, appare tutta in salita.

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