Per Zannier "la frequenza degli eventi siccitosi impone di pensare ad una forma di assicurazione quasi obbligatoria, perché è troppo oneroso per l'amministrazione e gli imprenditori far fronte a interventi di emergenza".
La richiesta odierna dello stato di eccezionalità apre al ricorso agli indennizzi nazionali, dice la regione
San Giorgio della Richinvelda, 7 ott – “In Friuli Venezia Giulia i danni da siccità all’agricoltura sono stimati in 250 milioni di euro. Il fondo nazionale non è sufficiente, se si considera che dal Piemonte ad Est tutte le regioni hanno stime simili in proporzione. La richiesta odierna dello stato di eccezionalità apre al ricorso agli indennizzi nazionali, ma è ora di pensare ad uno strumento diverso perché i fondi di solidarietà non hanno più le capienze sufficienti”.
Questo il bilancio dell’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, forestali, ittiche e montagna Stefano Zannier, intervenuto oggi a San Giorgio della Richinvelda al convegno “La salute del vigneto: dalla barbatella alla gestione del rischio” organizzato nell’ambito della settima fiera agricola e della viticoltura d’eccellenza Le radici del vino.
Per Zannier “la frequenza degli eventi siccitosi impone di pensare ad una forma di assicurazione quasi obbligatoria, perché è troppo oneroso per l’amministrazione e gli imprenditori far fronte a interventi di emergenza”.
“Radici del vino è un evento importante – ha detto Zannier – e lo dimostrano i tanti convegni proposti per approfondire tematiche rilevanti, non ultimo questo della gestione del rischio che è centrale per la sostenibilità economica delle attività agricole”.
Durante il convegno si è quindi parlato di Agricat il fondo mutualistico nazionale a ristoro dei danni dalle avversità catastrofali (alluvione, gelo, brina, siccità), fondo che avrà risorse europee e che vedrà Friuli Venezia Giulia e Veneto in prima fila nella sperimentazione.
Quanto alla produzione vinicola sarà al centro di alcuni appuntamenti che prenderanno in considerazione l’incidenza delle fitopatie, il clima cambiato, le crisi politico-pandemiche, fattori che faranno riprogrammare la viticoltura già dal 2023. ARC/SSA/al