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UK darà “centinaia” di nuove licenze per lo sfruttamento di petrolio e gas nel mare del Nord

Produzione di gas nazionale: Meloni dice sì a nuove trivelle
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Solo il 1° round dovrebbe assegnare oltre 100 licenze

(Rinnovabili.it) – Coperto dall’ombrello della “indipendenza energetica”, il governo britannico ha confermato di voler ampliare lo sfruttamento del petrolio e del gas nel mare del Nord garantendo almeno 100 nuove licenze solo per il primo round di aste. In futuro, il governo potrebbe assegnarne altre centinaia. Una scelta che l’esecutivo difende come migliore per l’ambiente rispetto alle alternative, nonostante le valutazioni di più enti scientifici dicano il contrario.

I piani UK per lo sfruttamento di petrolio e gas

Secondo il premier Rishi Sunak, la scelta di estrarre più idrocarburi dai bacini nel mare del Nord è una scelta che non fa a pugni con la strategia per la transizione di Londra. Nel 2021, pochi mesi prima di ospitare la Cop26 a Glasgow, in Scozia, il governo guidato allora da Boris Johnson aveva alzato l’obiettivo di riduzione delle emissioni a -78% entro il 2035. Ma per Sunak non ci sarebbero problemi con più sfruttamento di petrolio e gas semplicemente perché nella tabella di marcia si prevede che nel 2050, quando la Gran Bretagna dovrebbe raggiungere la neutralità climatica, circa il 25% della domanda di energia nazionale sia ancora coperta dalle fossili.

Tuttavia, sia uno studio dell’International Institute for Sustainable Development, sia la roadmap per la transizione stilata dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), sostengono che l’avvio di nuovi pozzi di petrolio e gas sia incompatibile con il mantenimento della temperatura globale al di sotto della soglia di 1,5 gradi.

Il governo di Londra sottolinea ovviamente più l’aspetto della sicurezza energetica che quello dei benefici ambientali, rimarcando che in questo modo il paese ridurrà la dipendenza da altri paesi. Ma sostiene anche che le alternative sarebbero peggiori per l’ambiente: lo sfruttamento di petrolio e gas nel mare del Nord avrebbe un’impronta minore rispetto all’importazione di Gnl via nave. Ma a seconda della quantità di idrocarburi estratti, il Comitato UK per il Climate Change (un organo consultivo) stima che l’effetto netto sarebbe un aumento delle emissioni.

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