di Paolo Travisi
Analisi dello scenario nucleare del PNIEC
Il ricorso all’energia nucleare per raggiungere Net Zero al 2050 e centrare l’obiettivo della decarbonizzazione. Per la prima volta nel PNIEC Italia 2030, che il 1° luglio scorso il governo ha inviato a Bruxelles, si fa riferimento all’atomo. E nello specifico ad alcune ipotesi di scenario per una quota di produzione nucleare, provando a dimostrare sia la convenienza energetica che economica. Come si legge in un passaggio del documento:“Insieme alle risorse energetiche rinnovabili, le tecnologie nucleari di nuova generazione occuperanno un ruolo importante nella transizione energetica verso la neutralità climatica”.
La scelta ai posteri, con il referendum da superare
Nel Pniec si legge anche che la decisione spetterà alle istituzioni alla guida del paese di “avvalersi delle nuove tecnologie nucleari”, modificando in modo opportuno “l’ordinamento nazionale in materia” ed investendo in “ricerca anche in vista di un possibile utilizzo della fonte nucleare sul territorio nazionale”. Se il Piano evidenzia le grandi potenzialità (in primis tecnologiche e scientifiche) dell’Italia nel contribuire al rilancio dell’energia nucleare sul territorio, c’è da ricordare che il ricorso al nucleare fu vietato nel 1987 in seguito ad uno storico referendum.
Qual è lo scenario nucleare elaborato dal PNNS?
Fanno parte della PNNS tre specifici gruppi di lavoro, coordinati dal MASE con RSE ed ENEA, che hanno l’incarico di valutare disponibilità, potenziali di sviluppo, costi e prestazioni, rispettivamente, dei nuovi piccoli reattori modulari a fissione e dei reattori a fusione su un orizzonte temporale fino al 2050. Sulla base di questi parametri, è stato elaborato uno “scenario esplorativo” che prevede di installare gli impianti nucleari, dal 2035 al 2050, fino al massimo potenziale definito dalla PNNS, in funzione della disponibilità delle tecnologie e della filiera di produzione industriale e del combustibile.
Dal 2035 i primi impianti nucleari a fissione
Quindi è stato modellato uno scenario conservativo caratterizzato dallo sviluppo di impianti nucleari che producono energia da fissione e fusione, pari alla metà del potenziale massimo installabile a livello nazionale fino al 2050(in particolare i con installazione a partire dal 2035).
Nel dettaglio, a partire dal 2035 lo scenario immagina uno sviluppo della capacità di generazione nucleare da fissione pari a 0,4 GW da piccoli impianti modulari, SMR, AMR e microreattori, che diventano 2 GW nel 2040, 3,5 GW nel 2045. Nel 2050 la potenza passerebbe a 7,6 GW con l’aggiunta anche di una piccola parte di energia prodotta da fusione nucleare stimata in 0,4 GW per un totale nel 2050 di 8 GW, in grado di coprire l’11% della richiesta di energia elettrica.
Lo Scenario Nucleare del PNIEC
Nel Pniec si prefigurano due scenari:
- “senza nucleare”, in cui sono incluse tutte le tecnologie, tra cui rinnovabili e gas e bioenergie anche con sistemi di cattura della CO2 (CCS);
- “con nucleare”, in cui sono incluse tutte le tecnologie sopracitate più la produzione di energia nucleare. In questo secondo caso con un approccio conservativo il PNIEC stima che l’atomo ridurrebbe da 11,5 a 4 TWh il ricorso al gas naturale, e da 12,6 a 6 TWh le bioenergie. Coprendo l’11% della richiesta nazionale di energia elettrica.
Il documento cerca anche di confrontare dal punto di vista economico gli scenari attraverso i costi complessivi dell’intero sistema. Il risultato? Secondo gli autori lo scenario con nucleare sarebbe economicamente più vantaggioso della scenario senza nucleare. Tuttavia questa “convenienza” va presa con le pinze. In realtà in entrambi gli scenari la quota FER rimarrebbe la medesima. La parte “sostituita” dall’atomo sarebbe unicamente una porzione della produzione elettrica a gas e a bionergie generata da impianti con integrati sistemi di CCS, tecnologia di per sé molto costosa.
Ecco spiegato il motivo per cui si abbasserebbero i costi generali di produzione energetica nello scenario con nucleare rispetto a quello senza. Nel documento del PNIEC si evidenzia che tutti i valori presentati “saranno successivamente consolidati in vista dell’aggiornamento della Strategia di Lungo Termine, da finalizzare entro il prossimo anno” e si sottolinea che “l’ipotesi di scenario nucleare non modifica né inficia in alcun modo le ipotesi 2030”, già inserite nel PNIEC degli anni scorsi.
Le voci contrarie delle associazioni ambientaliste
La bocciatura del Pniec è unanime da parte delle cinque principali associazioni ambientaliste in Italia – Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente, Transport&Environmen e WWF Italia – che in un comunicato congiunto definiscono il documento inviato dall’Italia, “un Pniec irrazionale e non partecipato”, aggiungendo che “rallenterà ancora di più il processo di transizione, con inutili investimenti pubblici in tecnologie irrealizzabili, costose, che pongono gravi problemi ambientali”. Secondo le associazioni ambientaliste nel documento è assente “un target specifico di riduzione delle emissioni di CO2” e si ribadisce quanto sia “totalmente irrazionale” l’inserimento di uno scenario nucleare nel Pniec.
WWF: ecco perché la scelta del nucleare è “irrazionale”
Rinnovabili ha raccolto il punto di vista Mariagrazia Midulla, Responsabile clima ed energia del WWF, molto critica sul PNIEC ad iniziare proprio dalle tempistiche. “I tempi di realizzazione sono lunghissimi, per cui non porteranno a cambiamenti significativi entro il 2050. Ci sono stati fallimenti continui in Francia che hanno fermato alcuni progetti e sul piano dei costi, i cosiddetti Small Modular Reactor, di cui ho visto alcune tabelle comparative, sono anche più costosi delle centrali nucleari tradizionali, perché non supererebbero tutti i problemi degli impianti a fissione e questo significherebbe moltiplicare le scorie e problemi di sicurezza. Infatti, i costi di decommissioning delle centrali nucleari sono enormi e forse questo è quello che costringe la Francia a non uscire dal nucleare” sottolinea Midulla evidenziando anche un gap tecnico da superare.
“Il nucleare è incompatibile con le rinnovabili dal punto di vista tecnico, perché le centrali nucleari non le puoi spegnere mai, non intervengono solo quando le rinnovabili non sono disponibili, ma ci sono sempre e vanno direttamente in competizione con le rinnovabili, senza avere alcuna flessibilità, e mi riferisco ai sistemi di accumulo delle fonti rinnovabili. Inoltre la fusione nucleare attualmente non è disponibile, è solo a livello di ricerca, non è neanche a livello di prototipo”.
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