Nel pacchetto di sanzioni al GNL russo previste anche misure contro la “flotta fantasma” di Mosca
La Commissione UE sta preparando un nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia che per la prima volta colpirebbe direttamente il gas naturale liquefatto (GNL). Finora le misure europee hanno limitato le importazioni di petrolio e prodotti raffinati e di gas, ma solo via pipeline. Le sanzioni al GNL russo, secondo le stime di Bruxelles, intaccherebbero circa 1/4 dei proventi del settore per Mosca, sottraendo risorse preziose per alimentare la guerra in Ucraina.
Cosa prevedono le nuove sanzioni al GNL russo?
Il provvedimento proposto dall’esecutivo UE, che sarà discusso l’8 maggio dagli ambasciatori dei Ventisette presso l’UE, non andrebbe a toccare direttamente le importazioni di GNL russo da parte dei paesi europei. Il divieto riguarderebbe soltanto la possibilità di ri-esportarlo dopo averlo ricevuto, impedendo l’uso di porti, finanziamenti e altri servizi basati in UE. Le sanzioni al GNL russo impedirebbero poi alle imprese basate in Europa di partecipare nello sviluppo di progetti sul gas naturale liquefatto in territorio russo, e richiedono loro di rendere noti più dettagli degli idrocarburi importati dal Cremlino.
Per come sono formulati i dettagli delle nuove sanzioni al GNL russo, rivelati oggi da Politico, l’obiettivo di Bruxelles è colpire l’export di gas verso l’Asia senza toccare quello verso il vecchio continente. Spagna, Belgio e Francia sono paesi UE nei cui porti, oggi, transita buona parte del GNL che Mosca invia verso i mercati asiatici. Senza questo appoggio, la Russia sarebbe costretta a scegliere l’opzione della rotta artica. Che però richiede viaggi più lunghi e, soprattutto, il ricorso alle navi rompi-ghiaccio. Nel complesso, questi cambiamenti dovrebbero erodere, secondo Bruxelles, circa il 28% dei proventi del Cremlino dal GNL.
Giro di vite anche sulla flotta fantasma di Mosca
C’è poi un altro capitolo delle sanzioni al GNL russo che può mettere in crisi il modello di business scelto dal Cremlino per aggirare le misure di Bruxelles e continuare a esportare idrocarburi: il ricorso a navi “fantasma”, cioè con proprietà e coperture assicurative opache. Russe, di fatto, come russo è il petrolio trasportato. Ma non provenienti dal paese in base a quanto dichiarato alle autorità portuali.
Su questo fronte, l’UE vuole compiere due passi. Da un lato vietare ai porti europei di assistere le navi che partecipano al “trasporto di energia contrario all’obiettivo di ridurre le entrate della Russia in questo settore”. Dall’altro vietare a queste navi di ricevere servizi o assistenza finanziaria da attori europei.