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Dopo Bucha, Berlino e Roma vogliono mettere sanzioni energetiche alla Russia

La ministra della Difesa tedesca rompe le righe: la mattanza di Bucha compiuta dai russi può far scattare sanzioni sul gas. Scholz e Habeck prendono tempo ma non smentiscono. Anche l’Italia è d’accordo. Di Maio: “Non mettiamo veti”. Cingolani: “Nessun problema nel breve termine”

Sanzioni energetiche alla Russia: adesso Germania e Italia dicono sì
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In settimana l’UE valuterà sanzioni energetiche alla Russia

(Rinnovabili.it) – A Berlino cade anche l’ultimo tabù, quello sulle sanzioni energetiche alla Russia. La mattanza di Bucha ha fatto cambiare idea alla Germania su quella che, solo pochi giorni fa, era ancora la linea rossa per il cancelliere Scholz e il ministro della Transizione Ecologica Habeck. Mettere sotto sanzioni il gas e il petrolio di Mosca peserebbe troppo su cittadini ed economia, hanno ripetuto per settimane spingendo l’Europa a lasciar fuori gli idrocarburi dai pacchetti di sanzioni. Da ieri, invece, l’opzione è sul tavolo.

Qualcosa si muove a Berlino

Le immagini di ciò che è successo a Bucha durante la ritirata delle forze armate russe stanno modificando l’atteggiamento dell’Europa verso la guerra in Ucraina e soprattutto verso Putin. “I cadaveri dei giustiziati sono ancora allineati nella via Yabluska a Bucha. Le loro mani sono legate dietro la schiena con stracci bianchi, gli hanno sparato alla nuca. Potete immaginare che tipo di illegalità hanno perpetrato qui”, i russi, ha spiegato il sindaco di Bucha Anatoliy Fedoruk a Reuters, parlando di circa 300 morti. Se queste efferatezze saranno confermate, ci troviamo senza alcun dubbio di fronte a crimini di guerra. Espressione che ha già usato Habeck ieri: i fatti di Bucha “sono un terribile crimine di guerra che non può restare impunito”.

“Ci deve essere una reazione”, ha detto la ministra della Difesa tedesca Christine Lambrecht in un’intervista alla televisione pubblica ARD domenica sera. “Le sanzioni energetiche sono tra le cose che saranno discusse”, ha aggiunto. Habeck e Scholz prendono ancora tempo e non commentano direttamente l’uscita della collega di governo. Ma assicurano che Bucha peserà sulla prossima tornata di sanzioni di cui si discuterà in settimana.

Oggi Berlino importa da Mosca il 55% del gas fossile, il 52% dell’antracite e il 34% del petrolio. E si sta preparando per un abbandono graduale. La nuova tabella di marcia annunciata solo pochi giorni fa prevede lo stop al gas dal 2024, l’addio al greggio entro fine 2022 e quello al carbone già entro l’autunno.

Anche l’Italia per il sì a sanzioni energetiche alla Russia

Un’apertura alle sanzioni energetiche arriva anche dall’Italia, altro paese che insieme alla Germania è tra i più restii a imporre sanzioni troppo dure. Appena tornato dalla missione in Azerbaijan e Armenia per assicurare più forniture di gas al Belpaese, il ministro degli Esteri Di Maio ha definito i fatti di Bucha “crimini di guerra” e “fatti agghiaccianti”. Intervistato su Rai 3 ieri sera, Di Maio ha parlato di almeno 140 morti civili accertati a Bucha: “è ovvio che stanno scatenando un’onda di indignazione che porterà in UE a nuove sanzioni. Non escludiamo che ci possa essere un dibattito in Europa sullo stop all’import di gas russo. L’Italia non mette alcun veto a questo 5° pacchetto di sanzioni.

Per il ministro della Transizione Ecologica Cingolani l’ipotesi di tagliare subito le forniture di gas russo non è un problema nel breve periodo. “Siamo in contatto giornaliero con gli Stati membri, soprattutto con Francia e Germania. Siamo pronti per quanto si può essere pronti di fronte a una tragedia di questo tipo. Sul fronte del gas, se dovessimo a breve sospendere le importazioni dalla Russia, i prossimi mesi non sarebbero critici perché abbiamo le riserve non grandissime, ma sufficienti ad affrontare i prossimi mesi anche con la buona stagione in arrivo. Dovremo essere molto bravi ad accelerare gli stoccaggi cioè la preparazione delle riserve per l’inverno 2022-2023”, ha detto stamattina a Radio 24.