L’opposizione dell’Ungheria si sta rivelando fatale per la sorte della nuova tranche di sanzioni a Mosca. Il nodo del petrolio sembra irrisolvibile e i diplomatici europei stanno valutando se congelare le trattative su questo punto per non farsi immobilizzare del tutto
È in discussione il 6° pacchetto di sanzioni alla Russia
(Rinnovabili.it) – Trovare un buon accordo tra i Ventisette sulle sanzioni al carbone russo era stato difficile. Trovarne uno sull’embargo del petrolio di Mosca si sta rivelando praticamente impossibile. Così inizia a farsi strada a Bruxelles l’idea di togliere il greggio dal nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia – il sesto – in preparazione in queste settimane.
Farlo sarebbe una Caporetto per l’unità di intenti europea di fronte all’invasione dell’Ucraina. E avrebbe pure un tempismo non molto felice, visto che arriverebbe pochi giorni dopo la chiusura di Mosca del rubinetto del gas verso la Germania (attraverso il gasdotto Yamal, uno dei principali). L’UE sta accusando il Cremlino di usare il gas come arma per ricattare il blocco e non sanzionare il petrolio darebbe un’immagine di debolezza e divisione. Soprattutto dopo i discorsi sulla necessità di strozzare i proventi che più di tutti ingrassano lo sforzo bellico russo.
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“C’è effettivamente l’idea di dividere il pacchetto, dato che siamo d’accordo sul 90% di esso, e quindi di procedere con tutto tranne che con il divieto del petrolio”, conferma un diplomatico europeo a Politico. “È frustrante che non si possa andare avanti con le cose che sono state concordate. Allora perché non fare così, essere pragmatici e poi continuare la discussione sull’energia?”.
Finora il veto maggiore è arrivato dall’Ungheria. Budapest aveva indicato da tempo le sanzioni alla Russia sul petrolio come una linea rossa che non avrebbe oltrepassato. Nonostante la proposta di esenzione (anni di tempo per staccarsi dal petrolio di Mosca, invece dei 6 mesi per tutti gli altri) offerta da Bruxelles, il governo Orban ha detto ancora no. E ha rilanciato nei giorni scorsi: l’Ungheria ha bisogno di almeno 700-750 milioni di euro per dire sì, in modo da ricalibrare le sue raffinerie su tipi di greggio diversi da quello russo, l’Urals.
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Anche se non è escluso che la prossima settimana, tra le pieghe del piano Repower EU, spunti qualche nuova regalia per convincere Orban, l’ipotesi di svincolare il petrolio dal resto delle nuove sanzioni alla Russia sta prendendo sempre più quota tra i Ventisette.