Stop al petrolio entro 6 mesi, 8 mesi per i prodotti derivati. Colpita anche la 1° banca russa, Sberbank, alcuni media del Cremlino e altri oligarchi. Adesso il pacchetto passa al Consiglio per l’ok finale
Ursula von der Leyen ha presentato la nuova tornata di sanzioni alla Russia
(Rinnovabili.it) – Embargo completo ma graduale del petrolio, Sberbank tagliata fuori dallo SWIFT, media del Cremlino banditi dalle frequenze europee. Sono i punti principali del nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia, il sesto dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Li ha annunciati stamattina la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, in un discorso alla plenaria di Strasburgo.
Cosa prevedono le nuove sanzioni alla Russia
Per quanto riguarda il punto più caldo, il petrolio, si procederà lungo due binari. Il greggio sarà messo al bando nell’arco di 6 mesi, mentre per i prodotti derivati la finestra si estende fino a fine 2022. “Nell’ultimo pacchetto di sanzioni, abbiamo iniziato con il carbone. Ora stiamo affrontando la nostra dipendenza dal petrolio russo. Cerchiamo di essere chiari: non sarà facile. Alcuni Stati membri sono fortemente dipendenti dal petrolio russo. Ma dobbiamo semplicemente lavorarci”, ha dichiarato von der Leyen. “Ora proponiamo un embargo del petrolio russo. Si tratterà di un embargo totale di importazione di tutto il petrolio russo, via mare e via oleodotto, greggio e raffinato. Ci assicureremo di eliminare gradualmente il petrolio russo in modo ordinato, in un modo che permetta a noi e ai nostri partner di assicurarsi vie di approvvigionamento alternative e di ridurre al minimo l’impatto sui mercati globali”.
Secondo la presidente della Commissione, “in questo modo, massimizziamo la pressione sulla Russia, minimizzando allo stesso tempo i danni collaterali per noi e i nostri partner in tutto il mondo”. Un aspetto su cui sono in molti ad avere dubbi. La strategia gradualistica di Bruxelles, infatti, molto probabilmente farà schizzare verso l’alto il prezzo del petrolio. Le sanzioni alla Russia paradossalmente potrebbero aumentare i proventi di Mosca, esponendo nel frattempo l’Europa a ritorsioni, ad esempio sul gas.
Aspetto da non sottovalutare: anche rimpiazzare i prodotti da raffinazione del greggio potrebbe non essere semplice né immediato. Come ricordava un dossier del think tank Bruegel poche settimane fa, c’è da sostituire anche la capacità di raffinazione di Mosca, da cui l’UE ricava diesel, olio combustibile e nafta. La capacità europea basterebbe, ma le raffinerie UE dovrebbero lavorare al 90% (15-16 mln di barili al giorno), quota mai raggiunta da 20 anni a questa parte.
Nessun cenno da parte di von der Leyen nel suo discorso al secondo punto caldo delle nuove sanzioni alla Russia: l’unità dei Ventisette. Il pacchetto ha avuto una gestazione molto complessa e adesso approda in Consiglio per ricevere l’ok definitivo. La Germania ha fatto sapere che non si metterà di traverso – d’altronde ha già strappato l’approccio graduale, come voleva – ma restano le incognite di Ungheria e Slovacchia. Per questi due paesi, dicono fonti diplomatiche europee, potrebbe essere prevista un’esenzione parziale o un tempo più lungo per dire addio al greggio del Cremlino.