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Stop al petrolio (ma non al gas), il piano B dell’UE per rafforzare le sanzioni alla Russia

Sanzioni alla Russia: l’Europa considera almeno lo stop al petrolio
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In preparazione il nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia dopo l’eccidio di Bucha

(Rinnovabili.it) – Nel nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia quasi sicuramente non ci sarà il gas. Ma potrebbe rientrare il petrolio. Tutto dipende da come andrà il braccio di ferro in corso in queste ore tra le Cancellerie europee. E soprattutto dalla posizione della Germania, che negli ultimi giorni ha oscillato non poco.

Berlino esclude il gas dalle sanzioni alla Russia

Fino alla scorsa settimana la posizione di Berlino era granitica: le sanzioni alla Russia non devono toccare il comparto energetico, punto. Sarebbe un colpo troppo duro per l’economia tedesca (ed europea) e farebbe schizzare alle stelle il numero di disoccupati, ripetevano tutti gli esponenti del governo confortati dai numeri e dalle analisi di alcuni think tank e delle rappresentanze dell’industria. Mentre altre stime, realizzate da istituti indipendenti, sottolineavano che dire addio al gas e al petrolio di Mosca sarebbe stata dura, sì, ma non ingestibile per Berlino.

Qualche spiraglio si è aperto lo scorso fine settimana. La strage di Bucha, in Ucraina, commessa dall’esercito russo, ha spinto la ministra della Difesa di Berlino ad aprire finalmente alle sanzioni sul gas. Dopo qualche ora di ambiguità, però, il cancelliere Scholz e il ministro del Clima e dell’Economia Habeck hanno chiarito che l’opzione non è sul tavolo.

Resta però quella di includere il petrolio nella nuova tranche di sanzioni alla Russia in preparazione a Bruxelles. Lo rende noto Politico, che si basa su 4 fonti europee diverse a livello di ambasciatore. Oggi Berlino importa da Mosca il 55% del gas fossile, il 52% dell’antracite e il 34% del petrolio. Secondo la nuova tabella di marcia tedesca per liberarsi dalla dipendenza energetica verso la Russia, l’addio al greggio è già previsto per fine 2022. Mentre per il gas Berlino non crede di farcela prima del 2024.

Insieme alla Germania, anche l’Austria continua a frenare sulle sanzioni energetiche. Il timore di Vienna è di subire contraccolpi ingestibili. Sulla stessa lunghezza d’onda è l’Ungheria, anche se Budapest sembra essersi ammorbidita molto negli ultimi giorni.

Nel gruppo dei falchi rientra solitamente anche l’Italia, che come la Germania è fortemente dipendente dall’import di gas dalla Russia. Domenica sera, però, il ministro degli Esteri Di Maio ha assicurato che Roma non metterà nessun veto alla discussione sul nuovo pacchetto di sanzioni. Per approvarlo, come sempre, servirà l’unanimità tra i Ventisette.

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