Presentata la strategia UE per la salute del suolo
(Rinnovabili.it) – Il suolo deve avere lo stesso livello di protezione che esiste per l’acqua, l’ambiente marino e l’aria secondo le regole europee. È il cuore della strategia sulla salute del suolo presentata oggi dalla Commissione europea. Due gli ambiti di intervento: quello a valle, focalizzato sul ripristino delle aree degradate, e quello a monte, concentrato su un ventaglio di azioni preventive.
Circa il 60-70% dei suoli nell’UE non sono sani, dicono gli studi più aggiornati. La terra e il suolo continuano a vedere gravi processi di degrado tra cui l’erosione, la compattazione, la diminuzione della materia organica, l’inquinamento, la perdita di biodiversità, la salinizzazione e l’impermeabilizzazione. È il risultato dell’uso e della gestione insostenibile del suolo, dell’eccessivo sfruttamento e delle emissioni di sostanze inquinanti.
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Eppure, suoli sani sono alla base del 95% del cibo che mangiamo, ospitano più del 25% della biodiversità del mondo e sono il più grande serbatoio di carbonio terrestre del pianeta. Una situazione che vale anche per l’Unione Europea. Per invertire la tendenza di degrado, la strategia fissa degli obiettivi di lungo periodo, al 2050, e di medio periodo con orizzonte 2030. Le misure dettagliate, però, saranno pronte solo dopo una lunga fase di consultazione pubblica che terminerà nel 2023.
Entro la metà del secolo, segnala l’obiettivo UE, “tutti gli ecosistemi del suolo dell’UE sono in condizioni di salute e sono quindi più resilienti, il che richiederà cambiamenti molto decisivi in questo decennio”. Stop al consumo di suolo netto, inquinamento dei suoli ridotto a livelli non più dannosi per ecosistemi e salute umana, neutralità climatica land-based entro il 2035 (relativa cioè alle emissioni da cambio di uso del suolo), e adeguate misure di adattamento sono i pilastri della strategia.
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Entro la fine del decennio, invece, gli obiettivi spaziano dal contrasto alla desertificazione e all’impatto di fenomeni estremi come siccità e alluvioni, ripristino di “porzioni significative” di aree degradate e ecosistemi ricchi di carbonio, miglioramento della qualità delle acque superficiali e di falda, riduzione del 50% della perdita di nutrienti e dell’uso di pesticidi. (lm)