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Sabbie bituminose: così il Canada le protegge dal coronavirus

Non è bastato il pacchetto miliardario di aiuti garantito a inizio anno dal premier Trudeau. Adesso l’Alberta congela le tasse per le aziende dell’oil&gas

Sabbie bituminose: così il Canada le protegge dal coronavirus
MichaelGaida from Pixabay

In un anno ha chiuso metà degli impianti di sabbie bituminose dell’Alberta

(Rinnovabili.it) – Via le tasse alle compagnie dell’oil&gas. E’ il regalo della provincia canadese dell’Alberta alle aziende delle sabbie bituminose, che con la pandemia e il crollo verticale dei prezzi del petrolio si sono trovate in fortissima difficoltà. Tanto che al momento sono operativi “solo” 48 impianti. Erano 97 appena 12 mesi fa. Il processo estrattivo è infatti più costoso del normale, poiché richiede l’utilizzo di solventi per facilitare il flusso di bitume.

Il governo provinciale dell’Alberta ha annunciato il 19 ottobre che intende garantire un’interruzione di tre anni sulle tasse comunali sulla proprietà per i terreni dove le compagnie stanno perforando nuovi pozzi o dove stanno costruendo altre pipeline. Inoltre, il governo ridurrà anche le imposte sulla proprietà sui pozzi meno produttivi, ed eliminerà una tassa provinciale sulle trivellazioni.

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Tutte queste misure, combinate, valgono circa 60 milioni di dollari. Entreranno in vigore a partire dal 2022, in modo da dare la possibilità a comuni e enti territoriali di adeguarsi ai mancati introiti futuri. Insomma, il Canada cerca di fare tutto il possibile e anche l’impossibile per tenere a galla un’industria in fortissima crisi. Anche se le sabbie bituminose sono tra le più inquinanti al mondo.

Non solo per il procedimento estrattivo, particolarmente impattante sull’ambiente. Ma anche perché le tar sands sono ricche di metalli pesanti come arsenico e mercurio. Che diversi studi, condotti in Alberta negli anni passati, hanno trovato nella fauna selvatica a livelli ben superiori alla norma. Non ultimo, le emissioni delle sabbie bituminose possono superare quelle del greggio anche del 20-22%, secondo le stime di due ricerche condotte negli USA e in UE.

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Ma la crisi del settore ha spaventato a tal punto l’Alberta da indurlo a prendere provvedimenti drastici pur di salvare quella che resta una fonte di ricchezza per molte comunità locali. Nei mesi scorsi infatti le aziende hanno iniziato a licenziare i lavoratori e, in alcuni casi, hanno già unilateralmente bloccato i versamenti delle tasse locali. Il premier Trudeau da febbraio ha provato ad approfittare della congiuntura per avviare la riconversione degli impianti e limitare la perdita di posti di lavoro, principalmente con pacchetti di aiuti vincolati a obiettivi ambientali. Finora con pochi risultati.