Da anni Francia e Germania battibeccano sul ruolo dell’energia atomica nella transizione
(Rinnovabili.it) – Berlino risponde all’Alleanza Nucleare di Macron mettendo insieme un fronte del no all’atomo. Sette paesi europei si sono schierati apertamente per non contare l’output nucleare ai fini degli obiettivi europei sulle rinnovabili. In questo nuovo capitolo del lungo braccio di ferro tra Germania e Francia sul ruolo dell’energia atomica nella transizione europea, a fianco del cancelliere tedesco Scholz si contano Spagna, Danimarca, Austria, Irlanda, Lussemburgo e Portogallo.
“Prendere in considerazione l’idrogeno e i carburanti a basso contenuto di carbonio [low-carbon, espressione che indica l’H2 da nucleare] negli obiettivi per il 2030 diminuirebbe l’ambizione e rallenterebbe la diffusione delle rinnovabili, mettendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi climatici”, dichiarano i ministri dei 7 paesi in una lettera, vista dall’agenzia stampa Reuters, indirizzata alla Svezia in qualità di presidente di turno dell’Ue.
Il dossier sul tavolo è quello della proposta di Direttiva RED III, in questo momento in discussione a Bruxelles con alcuni nodi ancora da sciogliere. Tra cui quello, cruciale, del ruolo dell’energia atomica nella transizione. La Francia, il primo paese europeo per flotta nucleare, vuole ovviamente ritagliare un posto di primo piano per l’energia dall’atomo. E a forza di fare pressioni è riuscita a convincere la Commissione ad aggiungere un riferimento all’H2 ‘low-carbon’, quindi prodotto non solo con rinnovabili ma anche con il nucleare.
Duello Francia-Germania sul ruolo dell’energia atomica nella transizione
È solo l’ultimo strappo in un confronto con Berlino. Che per ora vede Parigi trionfare. La Francia è riuscita a piegare il governo tedesco nella lunga partita della tassonomia verde, dove il nucleare è entrato dalla porta principale (insieme al gas, ‘protetto’ da Berlino). Poche settimane fa, il governo francese ha imbastito un’alleanza con 11 paesi Ue (a cui l’Italia guarda pur senza adesione formale) per “rafforzare la cooperazione europea nel campo dell’energia nucleare”. Cioè per renderlo protagonista della transizione.
Una prospettiva che il fronte del no guarda con preoccupazione per due ragioni. La prima: il nucleare non è rinnovabile, anche se ha un’impronta di carbonio decisamente più contenuta di altre fonti. La seconda: c’è il rischio che focalizzarsi sul nucleare tolga spazio e investimenti alle rinnovabili, che dovrebbero invece essere la spina dorsale della transizione. Resta infatti il problema delle scorie e investire nel nucleare di 4° generazione, con impianti autofertilizzanti che le possono ridurre notevolmente, sarebbe una soluzione plausibile se non ci volessero decenni prima di avere qualcosa più di un prototipo.