L’attuale governatore della Florida sfiderà il tycoon alle primarie dei Repubblicani per le presidenziali di quest’anno
(Rinnovabili.it) – Gli uragani? Non sono più intensi a causa della crisi climatica. Il riscaldamento globale? “Roba da gente di sinistra”. Qualsiasi posizione sul clima che non sia immediatamente spendibile per la sua campagna elettorale? È solo una indebita “politicizzazione del clima”. Tutte cose di cui è fermamente convinto Ron DeSantis, lo sfidante di Trump alle primarie dei Repubblicani per conquistare la Casa Bianca nel 2024. Le parole di Ron DeSantis sul clima lo mettono in un angolino dei negazionisti climatici se possibile ancora più problematico rispetto a quello dell’ex presidente.
Il lancio della sua campagna, il 24 maggio scorso, rivela già molto delle sue posizioni. Il palcoscenico è virtuale: l’evento si è tenuto su Twitter, ora di proprietà di Elon Musk, che in questi mesi si è distinto per le sue posizioni di estrema destra e quantomeno problematiche sui cambiamenti climatici (il crollo delle nascite sarebbe un problema ben più grave della crisi climatica, ha affermato di recente).
Ma oltre a sfoderare tutto l’armamentario classico del partito Repubblicano di questi anni e non solo – contrario a qualsiasi controllo delle armi, contro il diritto all’aborto, ferocemente contro l’immigrazione, contrario a misure di base come le mascherine durante la pandemia, contrario alla Critical Race Theory che inquadra la storia americana anche sulla base dello sfruttamento della schiavitù e del sentimento suprematista bianco – l’attuale governatore della Florida sposa anche posizioni sul clima che fanno a pugni con il consenso scientifico attuale riassunto dai rapporti dell’Ipcc.
Le posizioni di Ron DeSantis sul clima
In una recente intervista a Fox News, parlando con l’ex deputato americano Trey Gowdy – un negazionista convinto – ha affermato che l’aumento di intensità degli uragani che colpiscono il suo stato non dipende dal climate change. L’intensificazione per cause antropiche, al contrario, è provata e dipende dall’aumento della temperatura superficiale dell’oceano.
Nella stessa intervista emerge, nel modo più chiaro finora, la posizione di Ron DeSantis sul clima e sul ruolo del governo nella crisi climatica. L’assunto di base è che sarebbe in corso una “politicizzazione del clima”. Espressione con cui DeSantis non allude all’uso dei dossier climatici per fini politici e per la protezione di interessi consolidati portata avanti soprattutto (ma non solo) dai Repubblicani, ad esempio nella difesa dell’industria fossile. Al contrario, la “politicizzazione del clima” sarebbe il semplice recepimento, da parte della politica, del consenso scientifico e delle indicazioni di policy fornite dagli scienziati del clima. E se da un lato DeSantis si dice convinto che sia necessario ridurre le emissioni, dall’altro lato ritiene che ciò possa essere fatto con la più classica delle ricette neoliberali: incoraggiando l’innovazione nel settore privato. Mentre il governo, dal canto suo, non si dovrebbe affatto immischiare. Nemmeno per regolare i volumi di emissioni dei vari settori produttivi.
Se si guarda il suo operato da governatore della Florida, però, emerge una figura un po’ diversa da quella che ci possiamo costruire sulla base delle sue dichiarazioni più recenti, quando già la preparazione della campagna elettorale per le presidenziali era incamminata. Le azioni di RonDeSantis sul clima sono molte, a partire da milioni di dollari di fondi investiti nel preparare le comunità più vulnerabili all’aumento del livello dei mari. Ha persino nominato un funzionario per supervisionare e coordinare tutti gli sforzi di adattamento. Molto più debole, invece, il suo curriculum sul fronte delle misure di mitigazione. Anzi, sono proprio queste misure, su tutte le politiche di riduzione dei gas serra, che lo sfidante di Trump ha definito “roba da gente di sinistra”. Affrontare gli effetti della crisi climatica mentre ne nega le cause principali, evidentemente, non lo rende un paladino del clima.