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Rivoluzione verde e digitale, capisaldi anche per Recovery del Sud. Il Piano di Svimez

E’ “un’occasione irripetibile per il nostro Paese” che potrà “avviare la sua ricostruzione coniugando crescita nazionale e coesione territoriale, ponendo al centro la questione femminile e quella dei giovani”. Rimettere “in moto il Mezzogiorno”, sia “il perno dell’innovazione strategica europea”. Con la destinazione al Sud del 50% dei fondi di Next Generation EU incremento della crescita del Pil meridionale fino all’11,6% e aumento di 100mila posti di lavoro

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Foto di ejaugsburg da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – La rivoluzione verde e il digitale. I due capisaldi del Recovery secondo le indicazioni dell’Europa sono anche le chiavi per aprire al futuro il nostro Paese, nel Piano raccontato da Svimez nel corso dell’audizione alla Camera sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Nella sua relazione l’associazione parla di gli obiettivi della “nuova Europa” stiano caricando di responsabilità le politiche nazionali degli Stati membri, chiamati a cogliere l’occasione offerta da quelle che sono, a tutti gli effetti, delle condizionalità per orientare riforme e investimenti in linea con gli obiettivi della coesione economica e sociale e con il sostegno alla transizione ecologica. Cosa che – viene spiegato – assume ancora più importanza per l’Italia a causa dei ritardi strutturali accumulati dal nostro Paese durante gli ultimi 20 anni. 

E’ “un’occasione irripetibile per il nostro Paese” che – spiega lo Svimez – potrà “avviare la sua ricostruzione coniugando crescita nazionale e coesione territoriale, ponendo al centro la questione femminile e quella dei giovani, con la possibilità di gestire la transizione al dopo orientando i processi economici verso una maggiore sostenibilità intergenerazionale, ambientale e sociale: per l’utilizzo delle risorse europee con le sue opportune e rigide condizionalità è necessario guardare ai fabbisogni, definire gli obiettivi e i risultati attesi, varare progetti e definire un percorso coerente di monitoraggio e attuazione”. Per soddisfare queste condizioni è necessaria una visione “condivisa ed esplicitata”, oltre che “convincente e realistica”. Fondamentale è, naturalmente, la sua “immediata operatività affrontando il problema di questi tempi: ridurre drasticamente le disuguaglianze economiche e sociali”.

Il vero rischio che corre allo stato attuale il nostro Recovery – dice il presidente dello Svimez, Adriano Giannola – è che “si risolva in uno scatolone di progetti senza una chiara linea strategica”. Per questo, avverte, bisogna rimettere “in moto il Mezzogiorno come motore aggiuntivo al motore ansimante dell’economia del Paese”; oppure il Pnnr rischia di essere “un contenitore di progetti con impatti non chiariti e risultati in termini di crescita che potrebbero risultare deludenti”. Una delle priorità è costruire “un sistema logistico produttivo che faccia del Sud il perno dell’innovazione strategica europea”, quindi connessione dei porti e attivazione delle sei zone economiche speciali che “devono essere messe in grado di funzionare”. E su questi punti, dall’analisi fatta sul documento attuale, “non troviamo niente”.

Il Pnrr deve coniugare gli obiettivi di rilancio nazionale e rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale: è essenziale che si caratterizzi come un progetto di sistema per il Sud e per l’Italia in Europa: “Va perseguito con chiarezza l’obiettivo strategico di consentire al sistema Italia di funzionare come effettivo e potente organismo unitario: inserire le proposte per il Sud in una ricomposizione di sistema è del resto l’unica via non assistenziale e non dispersiva per ridurre le diseguaglianze che impediscono livelli coerenti e omogenei di qualità della vita; e per dotare l’Italia del secondo motore a Sud che sia sinergico con il Centro-Nord”. 

Secondo Svimez il progetto andrebbe costruito su quattro pilastri: il ‘Southern Range’ da realizzare attraverso le Zone economiche speciali; la ridefinizione della mobilità a grande scala attraverso il collegamento organico tra Sicilia e continente e il ridisegno della Maglia Calabro-Sicula; un percorso sostenibile di riequilibrio nell’accesso ai diritti di cittadinanza su tutto il territorio nazionale a partire da sanità e istruzione; e la promozione della rigenerazione urbana, dell’efficienza e della riconversione energetica, dell’economia circolare e dello sviluppo delle rinnovabili. A un progetto di questa portata dovranno concorrere i fondi di parte pubblica e interventi privati.

E per esempio – osserva il direttore generale dello Svimez, Luca Bianchi – la destinazione al Sud del 50% dei fondi di Next Generation EU per gli investimenti si avrebbe come effetto quello di incrementare la crescita del Pil meridionale in una previsione compresa tra l’8,1 e l’11,6%, e di attivare un ulteriore incremento di 100mila posti di lavoro. Inoltre si tradurrebbe in una maggiore crescita complessiva dell’economia nazionale di almeno l’1%. In questa marcia verso il futuro – secondo Svimez – il Sud potrebbe esprimere tutto il suo potenziale come principale piattaforma verde nazionale. E’ per questo che viene posta “l’esigenza che il peso delle risorse destinate al Mezzogiorno superi il suo peso naturale”, cioè l’assegnazione in base alla popolazione. Infine è stata messa in evidenza “l’esigenza di prorogare quanto più possibile, almeno nei settori che non sono interessati dalla ripresa”, strumenti come la Cig Covid-19 e il blocco dei licenziamenti; questo “per evitare possibili tensioni sociali che possono verificarsi nel Mezzogiorno”, e in particolare nelle aree delle periferie delle grandi città.