Fra i 30 e i 45 GW di capacità da eolico offshore entro metà secolo. Rinnovabili al 50-60% del mix elettrico, con l’idrogeno a riempire un altro 10% e atomo e centrali tradizionali con CCS per la quota restante. Anche EV e greenbuilding nella strategia giapponese
Tokyo crea un fondo per la ripresa verde da 16 mld di euro
(Rinnovabili.it) – Stop ai veicoli a diesel entro il 2035. Idrogeno protagonista nella generazione di energia elettrica e nei trasporti. Ma anche un’accelerata alle rinnovabili nel mix elettrico nazionale e obiettivi ambiziosi per l’eolico offshore. Sono questi in sintesi i punti più importanti del nuovo piano per la ripresa verde del Giappone.
La strategia del paese asiatico, annunciata il 25 dicembre, è il primo passo concreto per raggiungere la neutralità climatica entro la metà del secolo. Questo l’obiettivo su cui si è impegnato il nuovo premier Suga, appena entrato in carica lo scorso ottobre.
Eolico offshore e idrogeno dominano la decarbonizzazione
La spinta verso l’energia pulita fa perno, come già annunciato nelle settimane passate, sui due pilastri delle energie rinnovabili e del nucleare. Per quanto riguarda le prime, l’obiettivo del Giappone è di portarle al 50-60% del mix elettrico entro metà secolo, che equivale a triplicarle rispetto ai livelli attuali (18% a marzo 2020). Tokyo non rinuncia all’atomo, che figura nel piano per la ripresa verde come fonte di energia indispensabile per stabilizzare il rapporto tra domanda e offerta.
Per aumentare l’energia verde, il Giappone prevede di installare fino a 10 GW di capacità eolica offshore entro il 2030 e 30-45 GW entro il 2040, riducendo il costo a 8-9 yen (6-7 centesimi di euro) per kWh entro 2030-2035.
Quanto peserà il nucleare? La strategia non pone obiettivi precisi su questo punto: si limita ad affermare che il 30-40% del mix verrà sia dall’atomo, sia dalle vecchie centrali termiche ma dotate di tecnologie CCS, cioè per la cattura e lo stoccaggio del carbonio.
Il restante 10% del mix elettrico dovrebbe essere coperto da idrogeno e ammoniaca. L’ammoniaca, secondo il piano per la ripresa verde, dovrebbe costituire anche il 20% del combustibile per le centrali termiche. Mentre il consumo nazionale di idrogeno – vettore energetico su cui il Giappone sta puntando molto, con l’intenzione di creare la prima filiera al mondo – dovrebbe arrivare a 3 mln di t nel 2030 e 20 mln di t nel 2050. Con un abbattimento dei costi stimato in 0,24 euro al m3 entro 10 anni e 0,16 euro/m3 entro metà secolo per trasporti e generazione di energia elettrica. Non viene specificato quanta parte del totale sia da ottenere tramite idrogeno verde e quanta invece con altre forme meno pulite di H2.
La ripresa verde ingrana la marcia con gli EV
Grande attenzione nel piano per la ripresa verde è dedicata alla decarbonizzazione dei trasporti. La misura di bandiera è lo stop a tutti i veicoli a diesel entro il 2035. In parallelo il governo vuole promuovere la diffusione di veicoli elettrici, inclusi ibridi e a celle a combustibile. Sotto questo aspetto, la strategia fissa come obiettivo una riduzione del costo di produzione delle batterie a circa 79 euro / kWh o meno, già entro i prossimi 10 anni.
Il settore dei trasporti è interessato anche nel comparto marittimo. Tokyo punta a convertire la flotta di alto tonnellaggio in navi a idrogeno o ad ammoniaca. Una direzione verso cui il Giappone si muove già da qualche anno.
Nella strategia nipponica rientra anche l’edilizia. Tutti i nuovi edifici, entro il 2030, dovranno essere costruiti con tecnologie a emissioni zero.
Per spingere il paese verso la neutralità di carbonio, il governo ha messo a punto un piano di investimenti e di facilitazioni. Tokyo fornirà incentivi fiscali e altre forme di sostegno per incoraggiare gli investimenti nella tecnologia verde. Lo strumento principale sarà un fondo verde che, almeno inizialmente, avrà una capacità di circa 16 mld di euro. Grazie a queste misure il governo prevede una crescita annuale di oltre 700 mld di euro entro il 2030 e 1.500 mld di euro entro il 2050.