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“Sulla ripresa verde non siate miopi”: il monito dell’Unep

Più di 80 dollari su 100 sono destinati in ambiti che non hanno nulla a che fare con transizione energetica e azione climatica. Ma la crisi economica è anche crisi ecologica, avverte l’agenzia Onu

Ripresa verde: l’Unep bacchetta le 50 economie più avanzate
Foto di Wolfgang Stemme da Pixabay

Solo il 18% dei fondi per la ripresa verde nel mondo è spesa per la svolta ecologica

(Rinnovabili.it) – La ripresa verde rischia di rimanere un miraggio. A causa della pandemia di Covid-19, gli Stati hanno mobilitato quasi 15mila miliardi di dollari, una cifra imponente mai raggiunta prima. Ma soltanto il 18% di questa montagna colossale di denaro è impegnata per imprimere una svolta ecologica, avverte l’Unep.

L’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della protezione dell’ambiente monitora la spesa post-Covid a livello globale e ha costruito una banca dati e alcuni indicatori per rendere più semplice la loro interpretazione. Il quadro che emerge è quello di paesi preoccupati di salvare l’esistente, posti di lavoro ma anche industrie ben poco verdi sull’orlo del collasso. Ogni 100 dollari, in pratica, più di 80 finiscono in settori ad alto tasso di emissioni – e non in progetti che promuovono la loro decarbonizzazione.

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“L’umanità sta affrontando una pandemia, una crisi economica e un esaurimento ecologico – non possiamo permetterci di perdere su nessun fronte”, dichiara Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep. “I governi hanno un’opportunità unica di mettere i loro paesi su traiettorie sostenibili che danno contemporaneamente la priorità all’opportunità economica, alla riduzione della povertà e alla salute del pianeta”.

Alla ripresa verde, per ora, restano solo le briciole. I dati delle 50 maggiori economie globali sono abbastanza disarmanti. Gli investimenti low-carbon sono appena 66 mld di dollari, mentre alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie verdi finiscono meno di 30 mld. In direzione greenbuilding 35 mld, e meno di 60 mld sono destinati al ripristino di ecosistemi degradati, alla riforestazione e alla protezione ambientale.

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L’Italia esce con le ossa abbastanza rotte dal rapporto Unep, ma bisogna considerare che il Pnrr – il Piano nazionale ripresa e resilienza che determina come saranno spesi i soldi del Recovery Fund – è in fase di riscrittura da parte del governo Draghi. Dati da prendere come un ammonimento, ma non una condanna. Tutti europei i paesi più virtuosi: Finlandia, Norvegia, Danimarca, Germania, Francia e Polonia.